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OPINIONI DI : MARCO PEZZUTO

Siccome ci tocca ancora di leggere mielosi post di rimpianto a favore di Conte, provo a fare una nuova breve cronaca della parabola del professore avvocato di Volturara Appula, trapiantato prima a San Giovanni Rotondo e poi a Firenze.
Nell’estate del papeete (2019) Conte smette di far l’incolore passacarte di Gigino Di Maio e di Salvini e diventa l’idolo del popolo della sinistra perché tira fuori le unghie e, pur di rimanere in sella, sebbene non ci creda, si trasforma nel più acceso degli antisovranisti ed antagonisti del truce Salvini. Nei mesi a seguire non decide niente e non conclude niente e galleggia esercitando la più antica delle arti del vecchio italo democristiano al potere : il rinvio di tutte le decisioni spinose e il congelamento dei conflitti tra partiti della coalizione. La squadra di governo modestissima (soprattutto per la componente a cinque stelle) e l’arrivo della pandemia gli hanno consentito di emergere e comandare in maniera monocratica, ritagliandosi visibilità e popolarità massima (grazie anche al suo scaltro, ma arrogante ed antipatico, social media manager, novello Rasputin, cumpare Rocco Casalino da Ceglie). Si sa che nelle situazioni di pericolo la gente si stringe attorno ai rappresentanti delle istituzioni, quindi la gente, chiusa a casa e spaventata dal virus, si illude di poter essere rassicurata dai quattro dispacci del Comitato tecnico scientifico, letti male da Giuseppy nelle sue ormai leggendarie dirette Facebook. Durante l’estate il virus dà un po’ di tregua e Conte e i suoi sfigati ministri, comprano banchi a rotelle e spacciano bonus monopattini, invece di adeguare i trasporti e rafforzare e preparare il sistema sanitario in vista di una seconda ondata del virus (che veniva preventivata come certa da parte degli esperti). Giunti ai primi di dicembre, preso da un abbaglio di stampo napoleonico, Cont ha tentato un vero e proprio colpo da dittatore centroamericano. Ha pensato che i 220 miliardi del recovery fund fossero suoi (forse pensava che la Merkel e la von Der Leyen li avessero regalati a lui personalmente “per la bella faccia sua”) e ha provato a gestirseli da solo con una task force di esperti amici suoi. Ovvio, che a quel punto, non avendo nessuna delle tre qualità che deve avere un politico (voti, scaltrezza ed un forte partito alle spalle – non aveva mai aderito al M5 S-) ha dovuto inevitabilmente soccombere sotto le bordate di Renzi (mandato avanti come un ariete dal PD, ma poi lasciato solo per paura della impopolarità della congiura). Il resto è storia di oggi. Il proposito di costituire un partito si è infranto, per adesso, dinanzi alla scelta del Presidente Mattarella di incaricare Draghi per un nuovo governo (quindi niente elezioni per monetizzare subito il suo consenso personale).
Prima ha messo un banchetto in piazza per auto proclamarsi leader della coalizione di centro sx (ma nessuno lo ha considerato). Oggi finalmente ha capito che deve provare ad entrare in un partito e ha cercato di imbucarsi fuori tempo massimo come leader in casa grillina. Ma Di Maio e, soprattutto, Grillo gli hanno detto di mettersi in fila con gli altri. Insomma, poverino non ne indovina una.
Credo che la sua parabola sia inevitabilmente in picchiata. Come ripeto : non ha elettori, non ha scaltrezza non ha un partito. Potrà sperare di continuare la sua carriera politica e rimanere a galla solo se verrà nominato ministro nel governo Draghi. Ma se il governo sarà composto di soli tecnici, come pare, questo non si potrà verificare e Conte rimarrà un politico mancato,
Resta il fatto che, tutto sommato, devo riconoscere che abbiamo avuto di peggio e, con un po’ di fortuna, potrebbe continuare a stare in corsa per proseguire il suo percorso politico. Ma oggi lo vedo molto male.