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cronaca

Siringhe rubate per bucarsi nel bagno dell’ospedale: nei guai infermiere del “Vito Fazzi”

Fonte: corrieresalentino.it

LECCE – Si appartava in bagno per bucarsi dopo aver rubato fiale di propofol b per poi riemergere in uno stato confusionale tra le corsie dell’ospedale “Vito Fazzi”. Un infermiere, residente in un comune del Basso Salento, ha patteggiato 1 anno e 4 mesi di reclusione con l’accusa di furto aggravato con il riconoscimento delle attenuanti generiche equivalenti alla contestata aggravante così come disposto dal giudice monocratico Stefano Sernia. L’infermiere presta ancora servizio in ospedale proprio come il 25 marzo del 2020, in pieno lockdown. Quel giorno si assenta per qualche minuto ritornando tra pazienti e colleghi alcuni minuti dopo in stato confusionale e con un braccio sanguinante. E più di qualcuno si allarma. Grazie alle deposizioni dei medici e del personale sanitario scattano gli accertamenti. Gli addetti del Gabinetto di Polizia Scientifica  eseguono così un’ispezione nei locali e negli spazi esterni della postazione del servizio del 118 dell’ospedale Vito Fazzi.

A pochi metri dai locali dove è ubicata la sala operativa del 118 sul manto stradale i poliziotti ritrovano una borsa e una fiala di un medicinale esclusivamente ad uso ospedaliero “propofol b 10 mg” (un farmaco anestetico a breve durata d’azione che viene somministrato per via endovenosa), una fiala di soluzione fisiologica, una siringa ancora imbustata e due siringhe usate, un rotolo di nastro medico all’interno delle borse oltre a due bottiglie di tennent’s usate, 3 fiale usate sempre del medicinale propofol e una confezione per siringa usata.

Gli stessi addetti si sono poi spostati nello spogliatoio del personale del 118. Su un sacchetto di plastica era stato conficcato un ago da siringa; sull’armadietto un flacone di soluzione fisiologica; nell’adiacente gabinetto erano ben visibili tracce ematiche sul bidet e sul bordo del lavandino e su un batuffolo di ovatta sul pavimento. Attraversando il piazzale, in prossimità dell’area denominata “postazione mezzi”, all’interno di alcuni cestini per la raccolta dei rifiuti posizionati sul davanzale di un balconcino gli addetti hanno poi ritrovato una fiala usata di propofol 10 mg. Tutto materiale rubato utilizzato dall’infermiere per bucarsi perché tossicodipendente.

Lo stesso giudice, nella sentenza con cui accorda il patteggiamento a carico dell’imputato (difeso dall’avvocato Giampiero Tramacere) evidenzia come il fatto sia ascrivibile ad una grave forma di tossicodipendenza “in una fase in cui la situazione di paura causata dall’esplodere della pandemia e le conseguenti limitazioni alla libertà personale adottate dalle autorità, rendevano più difficoltoso l’approvvigionamento delle sostanze stupefacenti psicotrope e alla luce del fatto che l’infermiere è un soggetto incensurato”.