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Dodici tipi di mascherine non a norma negli ospedali e scatta il ritiro. Un operatore: “Per un anno come abbiamo lavorato?”

Fonte: corrieresalentino.it

SALENTO –  Le mascherine utilizzate negli ospedali? Non conformi alle normative della Comunità Europea e scatta il ritiro di migliaia e migliaia di dpi dalle strutture sanitare e sociosanitarie di tutta la Puglia. Inutilizzabili. Da buttare. Nella giornata di domenica 11 aprile sono state ritirate insieme ai facciali dagli ospedali e dalle strutture sanitarie e sociosanitarie private di tutta la regione. Proprio nei luoghi in cui, dall’inizio dell’emergenza sanitaria, il virus ha colpito e continua a provocare ancora oggi picchi elevati di contagi. Il ritiro si è reso necessario dopo una comunicazione inoltrata dalla Guardia di Finanza di Gorizia (indagine coordinata dalla pm Paola Ancona) che ha segnalato agli enti istituzionali della Regione Puglia nella giornata di sabato 10 aprile come 12 differenti tipologie di dpi utilizzati negli ospedali e nelle strutture socio sanitarie non risultassero conformi alle normative indicate dalla Comunità  Europea. Mascherine, peraltro, in dotazione anche alle forze dell’ordine.

Il responsabile dell’Unità di Crisi della Regione Puglia, Mario Lerario, ha immediatamente disposto il blocco immediato dell’utilizzo dei dispositivi di protezione: mascherine contrassegnate dall’indicazione FFP2 e facciali con sigla sigla con lettere e numeri. Il patatrac, però, era stato già compiuto.  Dpi arrivati nel pieno della crisi pandemica rigorosamente “made in China” che, dopo un anno, si sono rivelati un flop in materia di sicurezza e di  prevenzione anticovid. Eppure in tutti questi mesi avrebbero dovuto proteggere gli operatori del mondo sanitario, i pazienti e gli ospiti delle rsa dall’infezione contro il Covid.

Così, invece, non è stato. “Siamo stati informati del ritiro nella giornata di domenica 11 aprile – racconta un  operatore in servizio presso una postazione 118 della provincia di Lecce – quando i responsabili hanno recuperato tutte le scorte delle mascherine che giacevano nei magazzini. Lo sconcerto, però, è tanto. Per quasi un anno abbiamo utilizzato mascherine non a norma mettendo di fatto a repentaglio la nostra salute e quella dei pazienti. E se ne rendono conto solo ora?” Le mascherine ritirate erano arrivate nel pieno della crisi sanitaria. Dalla Cina all’aeroporto di Galatina per quanto concerne le forniture poi distribuite in Salento. “Migliaia e migliaia di mascherine – spiega l’operatore – che dopo un anno scopriamo non essere a norma secondo le disposizioni emanate dalla Comunità Europea”.

Ogni dipendente ha in dotazione una mascherina per ogni turno di lavoro che utilizza anche se nel corso della stessa giornata entra in sala operatoria per eseguire più interventi urgenti. “È accaduto di aver utilizzato gli stessi dpi facendo parte dell’equipe medica che ha effettuato operazioni anche lunghe per cinque volte nella stessa giornata – spiega l’operatore – quando andavano sostituite ad ogni fine intervento. Non avevamo l’obbligo di cambiare mascherine durante l’orario di lavoro ma i disagi erano evidenti. E le spiego anche perché: con queste mascherine non si riusciva a respirare ed erano come se fossero fatte con del materiale plastico”. Dalla giornata di domenica 12 aprile i dpi sono stati ritirati e  sostituiti. Lo scandalo, invece, resta.