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cronaca

Ottengono la qualifica di “Oss”, ma scoprono di essere stati truffati

Fonte: senzacolonnenews.it

Prima la qualifica di operatore socio-sanitario, brillantemente ottenuta dopo la frequenza del relativo corso tenutosi presso due enti leccesi, il tirocinio pratico presso strutture socio-assistenziali del territorio e l’esame sostenuto in Abruzzo. Poi il superamento del “concorsone” regionale per titoli ed esami bandito dal Policlinico Riuniti di Foggia nel 2019 e l’inserimento nella graduatoria, con la speranza di essere presto chiamati a lavorare. Alla fine la doccia fredda, arrivata con lettera raccomandata l’undici marzo scorso a 65 aspiranti oss provenienti dalle province di Brindisi, Lecce e Taranto: l’esclusione immediatamente esecutiva dalla graduatoria regionale a seguito di “provvedimento di decadenza per assenza del requisito di ammissione di cui all’art. 3, comma 1, lett. E) del bando di concorso”. In altri termini, l’ente che ha certificato il superamento della prova finale, rilasciando l’attesto di qualifica di oss, non rientra nell’Albo Regionale degli Organismi di Formazione accreditati dalla Regione Abruzzo per lo svolgimento di attività di formazione professionale e, pertanto, il titolo acquisito è falso e non idoneo a consentire l’accesso alle procedure concorsuali. Peccato che i 65 malcapitati, per conseguire la qualifica necessaria alla partecipazione al concorso pubblico regionale, abbiano sborsato 2.800 euro a testa e che, nonostante i tentativi di contattare gli istituti coinvolti per chiedere la rifusione delle somme, alcun riscontro sia stato ottenuto.
“Abbiamo fatto grandi sacrifici economici, studiato tanto, sottratto tempo alle nostre famiglie e alle nostre occupazioni, il tutto per ricevere un attestato falso, che non ci permette di partecipare ai concorsi pubblici per operatore socio-sanitario. Non abbiamo ottenuto il risultato per il quale abbiamo iniziato questo percorso lungo e difficile e adesso chiediamo che siano accertate tutte le responsabilità e che vengano risarciti i danni che abbiamo subito. Per questo abbiamo presentato formale denuncia-querela alla Guardia di Finanza e siamo in attesa che la giustizia faccia il suo corso”. Delusione, amarezza e rabbia traspaiono dalle parole del 40enne mesagnese Amedeo Cellino, che rappresenta il gruppo di sei persone, provenienti dalle province di Brindisi, Lecce e Taranto, che nei giorni scorsi si sono rivolte al nucleo di polizia economico-finanziaria di Brindisi asserendo di essere vittime di truffa ordita dalla “Informates School s.r.l.” di Teramo in combutta con l’Istituto “Giacomo Leopardi” di Lecce e la Scuola Professionale “Forma Italia” di Brindisi e Lecce (che hanno curato la gestione dei corsi per conto della società teramana). La ricostruzione dei fatti ad opera dei querelanti, qualora fosse confermata all’esito delle indagini, confermerebbe, una volta di più, quale eccezionale volume d’affari smuova il mondo della formazione professionale e quanto, tra le pieghe di un sistema nel quale la maggior parte dei soggetti operanti svolge la propria attività con onestà e rigore, si annidino anche enti non qualificati che speculano in modo spregiudicato sulla pelle dei disoccupati.
La vicenda denunciata dal Cellino e dalle cinque persone delle quali è delegato prende avvio nel 2016, quando tutti si iscrivono al corso per ottenere la qualifica di operatore socio-sanitario tenuto dagli enti “Giacomo Leopardi” e “Forma Italia”, gestiti dalle stesse persone fisiche. Ai corsisti viene consentita la frequenza sia in presenza che in modalità da remoto e, all’atto dell’iscrizione, viene garantito che l’attestato rilasciato all’esito dell’esame finale sarebbe stato valido per i concorsi in enti pubblici e privati e spendibile in tutta Italia, in quanto proveniente da ente accreditato. Ogni partecipante versa per intero la complessiva quota di 2.800 euro, alcuni in rate, altri in unica soluzione, alcuni direttamente nelle mani dei vertici degli enti, altri con bollettini postali o bonifici bancari. Dopo la conclusione delle lezioni teoriche, ognuno dei corsisti svolge un tirocinio presso residenze socio-sanitarie dislocate nelle province di Brindisi, Lecce e Taranto. L’esame finale viene sostenuto in un hotel di Pescara, nel quale i partecipanti vengono accompagnati da due dirigenti delle scuole erogatrici dei corsi, alla presenza di una commissione composta dagli stessi dirigenti, da un medico e da un infermiere: i responsabili del corso giustificano la scelta di un hotel fuori dalla Puglia adducendo motivazioni che hanno a che fare con un problema di mancata concessione del certificato di agibilità dell’immobile dove è ubicata la sede di Lecce. Superato l’esame, viene conseguito dai 65 aspiranti operatori socio-sanitari, ai sensi della legge quadro in materia di formazione professionale n. 875/78, l’attestato di qualifica di oss a firma della società teramana “Informates School s.r.l.”, cui la Leopardi e la Forma Italia fanno capo. “Con questo attestato alcuni di noi hanno iniziato a lavorare in residenze socio-assistenziali private, altri hanno partecipato ai concorsi pubblici che mano a mano, negli anni successivi, sono stati banditi. Lì per lì nessuno ha avuto problemi di alcun tipo. Io e molti altri, nel marzo 2019, abbiamo partecipato al concorsone presso la Asl di Foggia, al quale siamo stati ammessi e che abbiamo superato brillantemente”, spiega ancora Cellino. Una prima verifica dei titoli avviene già in sede concorsuale, quando ad alcuni partecipanti viene impedito di sostenere la prova scritta, giacché in possesso di attestati di qualifica non rilasciati da enti accreditati presso le Regioni dove sono stati conseguiti. Cellino e gli altri denuncianti, al contrario, superano la verifica, sostengono con profitto tutte le prove concorsuali ed entrano nella graduatoria finale di merito. Il sogno di essere assunti come operatori socio-sanitari appare, a questi volenterosi lavoratori, sempre più vicino. A distanza di due anni esatti, 65 vincitori del “concorso unico regionale indetto per il reclutamento di Operatori Socio sanitari” risultano destinatarie del provvedimento di esclusione datato 3 marzo 2021 e di seguito comunicato, con il quale la dottoressa Lucrezia Cardinale, nella sua qualità di Direttore facente funzione della struttura ospedaliero-universitaria Policlinico Riuniti di Foggia, ha dichiarato “in via definitiva la decadenza dei candidati dalla graduatoria generale di merito”, in quanto è stata accertata la “mancata validità, certificata dalla Regione Abruzzo, dell’attestato OSS da Informates School srl di Teramo, non essendo tale soggetto inserito nell’Albo Regionale degli Organismi di Formazione accreditati dalla Regione Abruzzo allo svolgimento di attività formative”. In buona sostanza, la verifica dei titoli che segue a quella avvenuta in sede di esame, e che in via preliminare viene effettuata ai fini dell’invio dei nominativi dei candidati vincitori alle aziende destinatarie per le assunzioni, ha dato, per tutti gli sfortunati corsisti della Informates, esito negativo: “Alcuni di noi sono stati avvertiti con raccomandata, altri con una mail. Naturalmente è stato un colpo durissimo per tutti. Tra di noi ci sono persone che hanno famiglie da mantenere e che sono rimaste senza lavoro. Capiamo che i tempi della burocrazia siano lunghi, ma ricevere questa comunicazione di punto in bianco, dopo due anni di illusione, non è accettabile. Abbiamo sentito alcuni avvocati, sia penalisti che amministrativisti, uno dei quali ritiene che soltanto con un provvedimento del presidente della Regione Puglia Michele Emiliano la situazione potrebbe essere risanata. Noi non abbiamo nessuna colpa di quanto è successo: ci siamo fidati e abbiamo pagato per ottenere un attestato fasullo. Allora, se può servire, facciamo appello a Emiliano, perché intervenga e revochi il provvedimento di esclusione, permettendoci di rientrare in graduatoria. Non sappiamo se la cosa sia fattibile, ma noi ci speriamo”.
A quanto pare, i tre enti non sono estranei a dinamiche di questo tipo: secondo quanto riportano le cronache locali, infatti, per tre dirigenti degli enti coinvolti nella presunta truffa denunciata anche dal gruppo facente capo al Cellino sarebbe già stato fissato, per il 7 giugno, il processo nel quale dovrebbero rispondere per fatti analoghi dinnanzi alla giudice monocratica del Tribunale di Lecce Annalisa De Benedictis. “La cosa paradossale è che uno di questi enti continua a lavorare indisturbato: se noi abbiamo deciso di denunciare, infatti, non è soltanto perché vogliamo risolvere la nostra situazione, ma anche perché teniamo a mettere in guardia chi dovesse prendere contatti, dopo di noi, con questi istituti. È importante che sappiano che il nostro attestato non è stato riconosciuto e che si rivolgano ad altre scuole per ottenere la qualifica professionale di cui hanno bisogno per partecipare ai concorsi pubblici per operatore socio-sanitario”, conclude Cellino.