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cronaca

Maxi sequestro all’Ilva: le collinette ecologiche sono discariche tossiche

fonte trnews.it

TARANTO- Nove ettari di “collinette ecologiche”, realizzate a protezione del quartiere Tamburi, si sono in realtà rivelati un’enorme discarica abusiva di diverse tonnellate di rifiuti industriali, che hanno già contaminato i terreni con sostanze tossiche e cancerogene.

carabinieri del Noe di Lecce, al comando del Maggiore Dario Campanella, hanno appposto i sigilli, questa mattina, ad un’ampia porzione del polo siderurgico di Taranto, al confine con la parte nord ovest del quartiere e la statale 7. Il decreto di sequestro preventivo d’urgenza è stato emesso dal pm Mariano Buccoliero, al termine di una approfondita indagine svolta dai militari del Nucleo Tutela Ambiente. Al momento, l’inchiesta per concorso in getto pericoloso di cose e gestione di rifiuti non autorizzata è a carico di ignoti.

Ironia della sorte, quelle collinette frangivento erano state realizzate per mitigare gli effetti dell’inquinamento e delle emissioni odorigene provenienti dal polo siderurgico.

Gli accertamenti svolti dal Noe, iniziati nel secondo semestre del 2018 e suffragati nella parte tecnico-chimica dalle analisi effettuate da Arpa Puglia, però, hanno svelato la beffa, oltre al danno: lì, nell’area che resta dell’amministrazione straordinaria dell’Ilva ma transitata nella disponibilità di ArcelorMittal, sono state sepolte tonnellate di lavorazioni degli impianti del polo siderurgico, quali loppa, scorie d’altoforno ed altro che, esposti all’azione degli agenti atmosferici, hanno riversato nei terreni e nell’ambiente circostante, sostanze altamente tossiche e cancerogene come diossine, furani, pcb, idrocarburi pesanti, benzoapirene e metalli vari, come alluminio e ferro. Il riscontro del superamento delle concentrazioni soglia previste per legge è arrivato dagli ulteriori campionamenti eseguiti con mezzi messi a disposizione dell’amministrazione straordinaria Ilva ed analisi di Arpa. 

E’ stata Arpa, nel maggio scorso, a segnalare alla Procura di Taranto che quelle collinette, create artificialmente negli anni Settanta ed estese per 50 ettari, erano costituite da scarti di lavorazione dell’acciaio, quali scorie e loppa. Il tutto senza che mai sia stata fatta una caratterizzazione del sito. Il Noe, delegato alle indagini, ha accertato il resto: mai nessuna autorizzazione è stata rilasciata per realizzare quello che il pm ha definito “incredibile accumulo di rifiuti”. E che quella fosse fonte di inquinamento era, a quanto pare, già chiaro da tempo: alcuni piezometri, i pozzi spia, avevano evidenziato la presenza di inquinanti. Anche per questo, ulteriori accertamenti saranno eseguiti sulle acque sotterranee. E anche per questo è stato adottato un decreto d’urgenza: la discarica “contiene sostanze pericolossisime per la salute e per l’ambiente e le stesse attualmente subiscono un’azione dagli agenti atmosferici in grado di disperderle nell’ambiente e nei terreni, con pericolo anche di inquinamento della falda sottostante”. Per il sostituto procuratore “occorre intervenire tempestivamente, con la messa in sicurezza ed eventuale bonifica, per impedire che il reato possa giungere a conseguenze ben più gravi come l’avvelenamento della falda sottostante e la dispersione in area urbana delle sostanze tossiche presenti”, tenuto conto anche della vicinanza al quartiere Tamburi. Ma c’è anche dell’altro: la zona è facilmente raggiungibile attraverso accessi e stradine percorribili a piedi e daqualche ignaro cittadino potrebbe addirittura essere scambiata per un parco verde, senza sapere che in realtà è altamente inquinata.