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politica

SANITASERVICE, LA STORIA CONTINUA.

“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro…” recita la parte iniziale del primo articolo della Costituzione Italiana. Sono le prime parole della Legge fondamentale dello Stato, ed è un esplicito richiamo al principio generale del lavoro e al suo valore universale. Quanto ciò sia faro illuminante per l’attività degli uomini al servizio dello Stato non riesco a comprenderlo.

Il concorso per Operatori Socio Sanitari bandito nel 2018 dalla ASL di Foggia “Ospedali Riuniti” è certamente un obbiettivo di prestigio della programmazione sanitaria regionale che potrà fornire certezze e stabilità lavorativa a tanti operatori OSS che con notevole sacrificio hanno raggiunto nel tempo una qualificazione professionale. Purtroppo accade quello che non ti auguri, ma che ti puoi aspettare. Il bando viene modificato tre volte, cambiano i posti messi a disposizione e, nonostante tanta insicurezza sull’interpretazione dei requisiti essenziali, gli aspiranti concorrenti iniziano una lunga preparazione per arrivare a sostenere le prove. Dalla graduatoria pubblicata il 13 marzo si riscontrano effettivamente varie incongruenze circa la valutazione dei titoli: non è chiaro in che modo siano stati valutati gli anni di servizio in cooperative appaltatrice al servizio della ASL, quelli lavorati nella Società in House “Sanitaservice”, e se addirittura siano o meno stati valutati. Dopo lo sconcerto iniziale di tanti concorrenti e la richiesta di verifica, si arriva alla graduatoria del 17 aprile che si sperava potesse riportare serenità e chiarezza tra i partecipanti. Nulla di ciò, anzi tanti che nella prima graduatoria risultavano vincitori vengono informati tramite PEC che il punteggio è stato ricalcolato non riconoscendo loro gli anni di servizio con cooperative né quelli lavorati in Sanitaservice.

In merito si potrebbe citare il “Regolamento recante disciplina concorsuale del personale non dirigenziale del Servizio Sanitario Regionale”, ma meglio lasciarlo agli addetti ai lavori per chi dovrà sostenere eventuali ricorsi, decine davanti al Tar sono già stati presentati. Più di un centinaio di questi operatori delusi sono della provincia di Brindisi. Lavoratori che erano stati già mortificati nel passaggio in Sanitaservice quando avevano sottoscritto un contratto che, senza tenere conto della clausola Sociale, aveva calpestato i loro diritti acquisiti azzerando gli anni di servizio, e di conseguenza gli scatti di anzianità e i livelli di inquadramento.

L’incongruenza reale e lampante, se rimane valido il principio del lavoro a cui una amministrazione pubblica dovrebbe fare riferimento, è che se un anno di lavoro per chi in ruolo ha un valore calcolato x, non può essere che chi, lavorando con le stesse mansioni, al servizio magari anche della stessa struttura ospedaliera, ed essendo assunto da una cooperativa o da una Società in House, debba per lo stesso anno di lavoro avere un valore equivalente a zero. Il Regolamento prima menzionato ci garantirebbe un valore ridotto del 50%, ma il principio generale a cui fare riferimento per salvaguardare i diritti di un lavoratore che per anni ha svolto identiche mansioni e uguali servizi, non può essere garantito né da una norma né da una regolamento, ma dalla consapevolezza che la vita lavorativa di una persona deve essere sempre e comunque rispettata. A questo punto, indipendentemente dalla percentuale che si voglia loro riconoscere, non è possibile cancellare anni di sacrifici e di servizio ad un lavoratore. E non è ammissibile accettare passivamente procedure concorsuali così contraddittorie, che ne modifichino in corso d’opera le interpretazioni e le valutazioni, giocando con la vita e le speranze di tanti lavoratori o aspiranti tali.

Mi auguro che la politica si faccia portavoce di una situazione, a mio parere discriminatoria, che coinvolge in modo particolare per il numero degli operatori interessati l’intera provincia di Brindisi.

TIBERIO SACCOMANNO