TORRE: C’ERA UNA VOLTA LA RACCOLTA DEI CEREALI
Torre Santa Susanna- La raccolta dei cereali, fino agli anni 50, avveniva manualmente, con la falce. Ogni squadra era composta da 5 braccianti, di cui quattro intenti a falciare il grano, mentre un quinto era impegnato a legare il grano tagliano in covoni ( il cosiddetto mannucchhiu). Un lavoraccio se si mette in conto che nell’abbracciare le piante di grano per tagliare si “abbracciava” anche qualche pianta spinosa che cresceva insieme al grano. Volava qualche bestemmia, ma con le lacrime agli occhi si procedeva nell’opera manuale della mietitura non solo del grano ma di altri cereali come orzo ed avena.
I covoni in un secondo tempo, venivano ammassati in appositi spazi comunemente chiamate “L’era”. Quelle pubbliche erano di: Bernardi, Gianfreda e Cavallo: tutte e tre ubicate in contrada Santa Maria. Mentre un’altra, sempre pubblica, era dei Morleo ( Buggia) sita in contrada Spinella. Mentre quelle private erano delle omonime masserie come: Nasucazzatu, Munticieddi, Curtedda, Ciculina e Santu Roccu. Con i covoni venivano costruite delle apposite masse ( pignuni) per permettere una maggiore maturazione e prima della vendemmia si procedeva all’estrazione dei cerali facendo camminare i cavalli sui covoni sciolti e sparsi per l’era. Poi con l’aiuto del vento si separava il cereale dalle foglie. Il proprietario dell’era veniva pagato in cerali in base alla quantita’ dei cereali che venivano prodotti. Un episodio di cronaca nera avvenne, sempre negli anni 50, la sera di Santa Susanna, furono dati alle fiamme i pignoni dell’era di Gianfreda. Quella sera, il vento di scirocco alimentò le fiamme e nonostante i seminaristi carmelitani cercavano di salvare covoni di grano il fuoco distrusse tutto il raccolto ivi depositato. Forse quell’ episodio fu la fine dell’epoca “Ti l’era” infatti dopo arrivarono le falciatrici e le legatrici meccaniche. e le trebbie scoppio fino ai giorni nostri con le moderne mietitrebbie. Il progresso e’ andato avanti ma i piromani sono rimasti: ogni anno nelle nostre campagne vengono distrutti interi campi di grano dal fuoco. Quest’anno il clima sfavorevole non permetterà ne’ le fiamme ne’ gli ottimi raccolti di cereali.