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cronaca

L’ama così tanto che non ha mai voluto affidarla a un istituto

Fonte: senzacolonnenews.it

Lui quella donna la ama. Così profondamente che ha scelto di tenerla con sé e con i suoi figli sperando che un giorno quei fantasmi che popolano la sua mente, innescando in lei pensieri deliranti, svaniscano per sempre. L’amore e la famiglia sono più forti di qualsiasi terapia farmacologica, deve aver pensato quando dopo decine di consulti in cui gli è stato consigliato di affidare la sua donna alle cure di una struttura specializzata, ha sempre – ostinatamente – rifiutato di “rinchiuderla”. Ha continuato ad amarla, anche quando sentiva addosso l’acido che gli corrodeva i vestiti e poi gli bruciava la pelle mentre lei lo osservava con lo sguardo assente, immobile sul marciapiedi, con il contenitore del disgorgante ormai vuoto tra le mani.
L’amore ostinato di un marito e di un padre che ha combattuto con tutte le sue forze per avere anche lui una famiglia “normale” e in parte c’è riuscito, tirando su due figli meravigliosi – oggi poco più che ventenni – che si sono nutriti di questi sentimenti forti, con un papà che si divide in due tra il lavoro (spesso fuori dall’Italia) e l’assistenza a quella mamma un po’ strana che alterna momenti di lucidità ad altri, a volte molto lunghi, in cui combatte con i suoi fantasmi e le sue fissazioni.
Lui è stato chiaro con i medici: terapia sì, ma poi lei torna a casa. E così gli anni passano: le cure sono iniziate quando i figli erano bambini e i primi sintomi lasciavano sperare in qualcosa di superabile. E invece la diagnosi sempre negativa, la necessità dei farmaci dispensati dal Centro di salute mentale, le visite periodiche per sperare in un miglioramento, anche lieve.
Lui ha fatto di tutto per proteggerla, creando un’armatura d’ovatta intorno alla sua famiglia, allontanando tutti quelli che gli consigliavano di affidarla – anche se solo temporaneamente- a un istituto. L’amore, quello incondizionato.
Quando esplode il Covid lui è all’estero per lavoro e non può più far rientro a Brindisi. Lei rimane in casa con il figlio, mentre l’altra ragazza vive da tempo con alcuni parenti. Cosa succede in quei mesi non si sa. E’ un buco che potrebbe essere spiegato solo da lui, se e quando si risveglierà. In che modo il servizio sanitario l’ha seguita in quei mesi di isolamento? Ha continuato ad assumere quei farmaci che tenevano lontani i suoi fantasmi?
Alla fine del lockdown lui può finalmente tornare a casa e cerca di riannodare i fili di un rapporto che non poteva vivere di videochiamate e whatsapp.
La ripresa è faticosa, ma lui in quell’amore continua a crederci. Quando lunedì pomeriggio escono di casa per fare la spesa, lei ha già infilato nella borsa una bottiglietta di acido solforico acquistata al supermercato. Serve per sturare i lavandini. I fantasmi hanno di nuovo preso il sopravvento, ormai incontrollabili. Chissà perché decide di farlo per strada, in quel momento, proprio in quel punto. Contro l’uomo della sua vita, l’unico che l’ha sempre protetta, accettandola com’è.
Lui non capisce subito quello che sta accadendo quando gli svuota addosso quel liquido trasparente che sembra acqua, mentre l’aspetta in auto, sino a quando l’acido non comincia a bruciare i vestiti e a corrodere la pelle. Esiste qualche secondo in cui il dolore fisico sembra anestetizzato quando a provocarlo è la persona che ami. E mentre avverti sofferenze lancinanti pensi che non sia possibile, non può essere vero che a causarle sia stata lei.
La barbarie non ha limiti, perché mentre lui si contorce dal dolore e qualcuno cerca di soccorrerlo come può, un essere privo di qualsiasi pietà riprende la scena con il suo telefonino e poi diffonde il video. Lui che brucia vivo, lei subito dopo seduta sul marciapiedi con lo sguardo assente, apparentemente priva di qualsiasi emozione. Ecco il mostro, pronto all’uso. Spazi aperti agli esperti di vendette con l’acido, scende in campo persino la Bruzzone, mentre sui social si scatenano le ipotesi più meschine alla ricerca del movente, la più elegante delle quali è quella classica: una storia di corna.
Quei video sconvolgono i due ragazzi che vedono il padre agonizzante e la mamma attorniata da poliziotti.
Chissà cosa sogna lui nel suo sonno pietoso indotto dai farmaci, nel reparto di Rianimazione e dopo un intervento chirurgico per tentare di farlo respirare meglio. Il rischio di setticemia è dietro l’angolo e poi c’è quello dell’insufficienza renale. Le possibilità che possa farcela sono poche. E se sopravvive sarà devastato per sempre.
Chissà se lei si è resa conto di ciò che ha fatto, una volta che i fantasmi sono andati sono tornati a nascondersi in un angolo della sua mente. La Squadra mobile sta acquisendo la montagna di cartelle cliniche che ricostruiscono meticolosamente la sua dolorosa patologia: difficilmente andrà in carcere, né mai sarà mai processata. Verrà curata, ma stavolta senza di lui e lontana da casa.
Restano quei due meravigliosi ragazzi cresciuti in quella bolla d’amore che il papà aveva saputo costruire anche per loro: sperano che lui si salvi, ma non possono provare rancore per quella mamma che gliel’ha strappato, in via Pace Brindisina.
Sì, la strada si chiama proprio così.