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Omicidio di Daniele ed Eleonora: la difesa di De Marco valuta perizia psichiatrica

Fonte: corrieresalentino.it

LECCE – Potrebbero valutare la possibilità di chiedere una perizia psichiatrica gli avvocati Andrea Starace e Giovanni Bellisario, attuali difensori di Antonio Giovanni De Marco, lo studente 21enne di Casarano reo confesso del duplice omicidio di via Mondello.

Si inizia a delineare una strategia difensiva, dunque, per l’assassino di Daniele De Santis ed Eleonora Manta, rispettivamente 33enne leccese, arbitro di serie C, e 30enne secliota, funzionaria dell’Inps. I legali, infatti, starebbero pensando di richiedere una perizia sul giovane assistito che possa misurare la sua capacità di intendere e volere negli istanti in cui ha ucciso la coppia, infierendo sui corpi dei due giovani con oltre 60 coltellate.

“Un’indole particolarmente violenta, insensibile ad ogni richiamo umanitario”, quella di De Marco, ”un compiacimento sadico nel provocare la morte della giovane coppia” secondo quanto scritto nel decreto di fermo dal sostituto procuratore Maria Consolata Moschettini, redatto con il procuratore capo Leonardo Leone De Castris e gli aggiunti Elsa Valeria Mignone e Guglielmo Cataldi.

Nulla, dunque, che farebbe pensare ad una mente che non abbia profondamente voluto quanto realizzato. Anzi. I suoi propositi erano ancor più macabri e inquietanti di quelli che è riuscito a portare a termine, comunque terribili. Fasi studiate passo dopo passo, con un vero e proprio cronoprogramma dell’orrore così come emerso dai biglietti manoscritti rinvenuti nel cortile del condominio di via Montello e persi dall’assassino nella sua fuga.

La figura di un killer freddo, spietato, che stride con quella che appare di De Marco: un ragazzo studioso, tranquillo, solitario e di poche parole. Che ha continuato ad essere tale anche nei giorni seguenti al massacro, quando è tornato alla sua solita routine senza dare segnali di quanto avesse compiuto.

Nonostante la sua apparente indifferenza (o tranquillità ben celata, forse), il 21enne rimaneva comunque guardingo. Consapevole di aver compiuto diversi passi falsi e di non aver seguito quel suo “piano perfetto” come avrebbe desiderato.

Lo stesso 21enne, quando i carabinieri l’hanno bloccato nel parcheggio dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce per condurlo in caserma, nella serata del suo arresto, ha detto loro: “Da quanto tempo mi pedinavate?”. E ancora: “Pensavo che mi avreste preso dopo il primo giorno”.

E poi c’è il movente, che resta ancora fumoso e, proprio per questo, elemento che potrebbe rivelarsi un prezioso appiglio per la difesa. Secondo quanto rivelato ieri nel corso di una conferenza stampa dal colonnello Paolo Dembech, guida del comando provinciale dei carabinieri di Lecce, si esclude categoricamente il movente passionale in favore di una ben più palese spinta ad agire contro la coppia di innamorati con il proposito di distruggere la loro felicità, il loro futuro, la loro capacità di farsi ben volere da tutti.

Una vita piena quindi, forse quanto, invece, al 21enne mancava e che non si sentiva capace di costruire.