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cronaca

Anziano morto carbonizzato in casa: ora il figlio è accusato di omicidio volontario

Fonte: corrieresalentino.it

COLLEPASSO (Lecce) – Cambia nuovamente l’accusa nei confronti di Vittorio Leo, il 50enne di Collepasso, accusato della morte del padre, rimasto carbonizzato dopo il lancio di alcol del figlio in cucina con i fornelli accesi. Ad annunciare la modifica da omicidio preterintenzionale in omicidio volontario è stato il pubblico ministero Luigi Mastroniani nell’udienza tenutasi giorni fa quando era prevista la requisitoria della pubblica accusa. Il processo è stato così aggiornato a dicembre davanti ai giudici della Corte d’Assise di Lecce (Presidente Pietro Baffa, giudice estensore Francesca Mariano e giudici popolari) in attesa che il nuovo avvocato dell’imputato (il precedente legale Francesca Conte ha infatti rinunciato al mandato) possa prendere visione delle carte processuali.

Non è la prima volta che l’accusa viene modificata in corsa. Era già accaduto in fase d’indagine. Con la notifica dell’avviso di chiusa inchiesta l’iniziale accusa di omicidio volontario venne riqualificata in omicidio preterintenzionale e con questa ipotesi di reato è iniziato il processo. Salvo poi apportare un nuovo cambio di prospettiva in corso d’opera sempre da parte dello stesso pm.

Da una parte un genitore vecchio stampo, colto ed estremamente esigente; dall’altra un figlio che aveva scelto un percorso di vita che non avrebbe soddisfatto le aspettative del genitore. Single e senza famiglia aveva lasciato gli studi per gettarsi a capofitto nell’attività di agente immobiliare deludendo i desiderata del padre. E le tensioni in casa tra i due, senza una terza persona a fungere da paravento, sono diventate continue. Fino a quel mezzogiorno di fine maggio di un anno fa quando l’ennesimo battibecco è sfociato in un omicidio. Inizialmente volontario. Anche perché Vittorio non allertò immediatamente i soccorsi. Si preparò un piatto di pasta con il corpo del padre carbonizzato in bagno. Pulì casa e poi si mise sul divano dove attese l’arrivo dei carabinieri giunti in quell’abitazione a distanza di ore. Leo è sempre in carcere nonostante nei mesi scorsi la difesa avesse avanzato richiesta di domiciliari per motivi di salute rigettata dalla Corte dopo una consulenza del medico legale Roberto Vaglio. E una precedente istanza era stata sollecitata proprio quando la Procura formalizzò l’avviso di chiusa indagine (con la riqualificazione del reato) respinta, in quel caso, dal gip Giovanni Gallo, lo stesso giudice che firmò la convalida dell’arresto subito dopo la tragedia e che giudicò l’azione come un atto volontario alla luce anche della capacità di intendere e di volere dell’uomo così come sostenuto da una perizia eseguita dallo psichiatra Domenico Suma.