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Detenuto muore in carcere: aperta un’indagine. I familiari: “Non sappiamo nulla sulle cause, vogliamo la verità”

Fonte: corrieresalentino.it

LECCE – Una telefonata per comunicare ad un nipote la morte dello zio senza spiegare le cause del decesso. Da allora nessun’informazione. E ora i familiari di Fernando Frisulli vogliono giustizia e verità sul decesso del proprio familiare nel carcere di Catanzaro il 2 febbraio 2021. Il recluso è di Lecce. Il 10 febbraio avrebbe compiuto 50 anni. Nel penitenziario della città calabrese l’uomo era stato trasferito da circa 3 anni. Un provvedimento su cui sono state fornite sempre scarne motivazioni.

Come poche sono le indicazioni sulla morte del detenuto. Quel che si sa è che il pubblico ministero della Procura di Catanzaro, Domenico Assumma, ha aperto un fascicolo d’indagine ipotizzando l’accusa di omicidio colposo per il momento a carico di ignoti. E, nella giornata di martedì 09 febbraio 2020, sarà conferito incarico al medico legale di Isabella Aquila per eseguire l’autopsia.

I familiari di Frisulli si sono rivolti allo Sportello dei Diritti da sempre impegnato nella tutela dei detenuti. Dubbi e interrogativi, infatti, accompagnano la morte dell’uomo. Si tratta di un suicidio? O cos’altro. Dal penitenziario i parenti dell’uomo non hanno ricevuto altra informazione se non l’avviso di accertamento tecnico non ripetibile relativo all’autopsia dopo la telefonata con cui hanno comunicato il decesso dell’uomo.

“Vogliamo sapere cosa è successo in carcere” fanno sapere. Frisulli non era sposato ma aveva mantenuto i rapporti con le sorelle con le quali c’è stato uno scambio di lettere fino alle scorse settimane. Poi il silenzio interrotto dalla telefonata dalla direzione penitenziaria al nipote del detenuto. Frisulli era entrato in carcere circa quattro anni fa perché ritenuto autore di una serie di furtarelli ed il fine pena era fissato fra un anno.