la voce a Sud

blog d'informazione online – attualità, cronaca, notizie, cultura, storia, gastronomia, spettacoli, informazioni, aggiornamenti ed eventi dal territorio

cronaca

Covid, la denuncia dopo due decessi in famiglia: “Fratello e zia morti perché curati in ritardo”

Fonte: corrieresalentino.it

MAGLIE (Lecce) – Tonino, agente di commercio di Maglie, a causa del covid ha perso zia e fratello. Se ne sono andati in silenzio e senza il conforto dei familiari, isolati in ospedale. Il covid ci ricorda ogni giorno che si può vivere assembrati e nel benessere, ma quando si muore, si resta nudi e soli. E si muore anche troppo per un virus di cui, se all’inizio si sapeva poco, decorso oltre un anno e mezzo, si dovrebbe sapere di più o aver raggiunto, almeno qualche certezza, prima tra tutte che la teoria-terapia della vigile attesa, se a qualcuno può andar bene, per molti può essere letale.

Il fratello, di anni 60, dice Tonino, non aveva patologie pregresse – sino a qualche anno fa faceva anche pesca d’apnea – è stato ricoverato dopo vari giorni, mentre era ancora in attesa di visita domiciliare e solo perché, vedendolo che respirava male, mi sono adoperato io stesso per acquistare un saturimetro e, vedendo che l’ossigenazione era bassa, ho insistito per il ricovero. La sua è stata un’odissea, prima in ospedale, poi in un altro. Nessuno ci diceva nulla, neanche che le sue condizioni fossero peggiorate, non ho mai saputo neanche quale terapia gli stessero somministrando, mi è stato solo detto che era stato intubato. E dopo quattro giorni che era morto. Stessa sorte per mia zia, che è morta dopo essere stata estubata. E sorge il dubbio, per entrambi, che qualcosa non abbia funzionato, vuoi il ritardo nel prenderli in cura, vuoi la terapia non adatta, vuoi il fatto che nessuno ci ha mai proposto di curarli con il plasma, terapia che sembra essere un salvavita per molti”.

Quella di zio e nipote era una tragedia che si poteva evitare ove la zia – ricoverata in un ospedale per un intervento di routine e dimessa con sintomi covid e senza tampone in uscita – fosse stata trattenuta per accertamenti. Invece le hanno permesso di rientrare in casa e contagiare tutta la famiglia del nipote che ora piange il capofamiglia.

“La cosa assurda” dice Tonino “ è che abbiamo più volte chiamato per effettuare il tampone in casa dal momento che nessuno poteva uscire perché i sintomi del covid si sono manifestati subito, ci dicevano che venivano ma abbiamo atteso troppi giorni e nel frattempo, senza una diagnosi non c’era la cura. Anche per il 118, un’odissea, la sera in cui la zia è stata trasportata d’urgenza in ospedale, i medici del 118 che l’avevano visitata nel pomeriggio ci avevano rassicurato che stava bene e continuato a parlare di vigile attesa. Sono certo che sono entrambi morti per i ritardi. E mio fratello lascia moglie e figli. Ciò che fa più male è che nessuno abbia potuto stringere la loro mano l’ultimo attimo di vita”.

Queste cose non devono accadere, dice Tonino che ha presentato un esposto in Procura, nella consapevolezza di non poter riabbracciare i suoi cari ma con la speranza di avere almeno un po’ di giustizia o, quantomeno, che si faccia chiarezza perché ciò che è accaduto ai suoi familiari non succeda più a nessuno.

È necessario fare chiarezza, informare i cittadini su cosa sia opportuno e consigliato fare ove si avvertano i sintomi del covid. Occorre tempestività e, in ogni caso, non è giusto che  si debba morire soli in ospedale senza il conforto di chi si ama. Fabiano Amati, consigliere regionale della Puglia lo dice chiaramente  “non c’è alcun problema organizzativo insormontabile, a cominciare dalla vestizione e dal tampone molecolare, per poter assicurare un atto di conforto a chi ci lascia”. Giuseppe Ungaretti, in alcuni versi tratti dalla poesia la Madre, scriveva così “ E il cuore quando d’un ultimo battito avrà fatto cadere il muro d’ombra, per condurmi, Madre, sino al Signore, come una volta mi darai la mano”.