la voce a Sud

blog d'informazione online – attualità, cronaca, notizie, cultura, storia, gastronomia, spettacoli, informazioni, aggiornamenti ed eventi dal territorio

cronaca

Mafia, i verbali di due imputati fanno tremare la «Cupola», le indagini vanno avanti

Fonte: lavocedimanduria.it

Due «dichiaranti» tra i 40 imputati dell’inchiesta dell’antimafia leccese che all’alba del 14 ottobre scorso ha portato in carcere 23 persone accusate di associazione mafiosa, fanno tremare quella che è stata definita come «la Cupola» manduriana. Le loro dichiarazioni, per ora top secret come i loro nomi, sono state raccolte in 250 pagine che il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, Milto Stefano De Nozza, ha depositato l’altro ieri nell’udienza preliminare presieduta dal giudice Marcello Rizzo che dovrà rispondere alla richiesta di rinvio a giudizio degli imputati.

Le dichiarazioni dei due soggetti coperti da segreto, che il pm De Nozza ha definito prudentemente come «dichiaranti», non ancora riconosciuto quindi lo status di pentiti, rafforzerebbero la tesi accusatoria e aprirebbero nuovi filoni di indagini che a quanto pare sono già in corso. Lo ha fatto intendere lo stesso pubblico ministero avvertendo che non tutto il contenuto dei verbali potrà essere mostrato poiché oggetto di indagini. A conferma di questo, i verbali depositati e non ancora a disposizione delle parti, conterrebbero numerosi omissis e nomi oscurati.

Non tutto quindi è stato ancora scritto su quella che gli investigatori della questura di Taranto, coordinati dai magistrati dell’antimafia di Lecce, hanno definito evocativamente con il nome di «Cupola». Una organizzazione criminale con base a Manduria, sostiene l’accusa, che agiva con metodo mafioso e ai cui vertici figurano i nomi di Giovanni Caniglia, Walter Modeo, Nazareno Malorgio e Elio Palmisano, tutti manduriani, noti pregiudicati i primi tre, incensurato il quarto che all’epoca dell’arresto ricopriva la carica di presidente della locale squadra di calcio.

Oltre a loro, altri diciannove pregiudicati manduriani e di altri comuni delle tre province salentine sono finiti in carcere nell’autunno scorso con l’accusa, a vario titolo, di associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e altri delitti contro la persona e il patrimonio. Secondo la procura antimafia, i quattro della «Cupola» avrebbero gestito il crimine riorganizzandosi sul territorio di Manduria ancora interessato dal fenomeno mafioso e governato da frange della sacra corona unita. «Ricorrendo all’intimidazione e sfruttando il vincolo associativo – questa la tesi dell’accusa – hanno assoggettato l’intero territorio di Manduria mediante il pieno controllo del traffico illecito di sostanze stupefacenti, delle attività estorsive (anche nella forma dell’estorsione ambientale) e delle rapine». Sull’imputazione del reato di mafia pesa comunque la decisione della seconda sezione della Cassazione. I giudici supremi hanno infatti annullato con rinvio al tribunale del riesame di Lecce le posizioni dei quattro componenti della presunta cupola mafiosa, Walter Modeo, Giovanni Caniglia, Nazareno Malorgio e Elio Palmisano, e dei ritenuti loro affiliati proprio sulla sussistenza dell’accusa più pesante, quella compresa nel 416 bis. I giudici del riesame dovrebbero rivedere il giudizio entro la fine del mese. Intanto per il 30 giugno è stata fissata la nuova data dell’udienza preliminare. In quella occasione le dichiarazioni dei due pentiti saranno state studiate dal folto collegio difensivo composto dagli avvocati Massimo Mero, Giuseppe Masini, Salvatore Maggio, Sergio Luceri, Alessandro Cavallo, Lorenzo Bullo, Antonio Liagi, Cosimo Parco, Michele Fino, Francesco Fasano, Dario Blandamura, Giuseppe Presicce, Giuseppe Giulitto, Francesca Coppi, Fabio Falco, Cosimo Micera, Raffaele Missere, Lucia Missere, Franz Pesare, Armando Pasanisi, Cinzia Filotico, Mario Rollo e Sara Piccione.

Nazareno Dinoi