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Il Campo Sportivo Comunale torna ai torresi… (magari intitolato ad Antonio Coppola, detto Scopigno)

Appena l’altro giorno il nostro Sindaco Dott. Saccomanno sul suo canale social ha ufficialmente trasmesso un messaggio nel quale si legge: proseguono i lavori al Campo sportivo comunale. Siccome viviamo un tempo in cui le false notizie, c.d. fake news in gergo informatico, sinceramente è venuto il dubbio che la notizia potesse essere non vera; ma considerando la fonte assolutamente attendibile, in quanto seria e responsabile, tale dubbio è stato subito superato. Credo che la notizia sia stata accolta con piacere da tutti quei concittadini a cui è arrivata, anche considerando gli altri recenti ed importanti lavori di strutture sportive che sono state realizzate nel nostro Paese. Penso al bellissimo Campo di Basket all’interno della Villa comunale, con accanto un campetto di bocce per la gioia dei non pochi appassionati ed al rifacimento (finalmente) del tetto del Palazzetto dello Sport, con la speranza che quanto prima in questo possano continuare i lavori necessari per averne la piena agibilità. Ma per tornare al mitico Campo di calcio, quando ho riflettuto abbastanza sulla circostanza dei lavori, la mia immaginazione si è soffermata piacevolmente su questo “gigante buono” che ormai dormiva abbandonato da svariati anni. Penso che anche tantissimi altri concittadini, passando da lì vicino, siamo andati con i propri ricordi a quando quel Campo “si apriva” per la gioia di tanti giovani e non, atleti o solo spettatori, ma tutti accomunati dalla stessa passione sportiva. E chissà quante volte, a chi come me l’ha frequentato abbastanza assiduamente nella propria gioventù, avrà sentito, con l’udito del cuore, anche le tantissime e svariate voci che festanti manifestavano la loro voglia di partecipazione alle varie partite di pallone ed ai tanti eventi sportivi in genere. Non di rado succede pure che, quando nel proprio Paese, si passa davanti a quello che può essere considerato “casa comune”, dove siamo stati sempre in tanti, si senta il bisogno di fermarsi e (ri)guardare a ciò che è stato e ciò che si apre al futuro. Così in queste condizioni mentali ed in religioso silenzio, disturbato appena dalle auto in transito, il pensiero correva a quella sorta di “identità” che, insieme alle case, alle strade, alle piazze, alle Persone (umili o illustre che siano) caratterizzano un territorio e/o una località. Quell’identità può raccontare una storia locale, che nel tempo ha assicurato continuità ed il forte legame di una generazione con un’altra. Credo, molto modestamente, che il nostro “campo sportivo” può essere annoverato fra quelle “cose materiali” che hanno dato alla piccola comunità torrese il senso della vicinanza attorno a vicende sportive, ma anche un senso di orgogliosa appartenenza alla comunità stessa. Coi ricordi ormai a ruota libera, si va ai meravigliosi anni ’60 e via via a quelli più recenti, dove moltissime generazioni hanno gravitano intorno a questo “bene comune”. Ero poco più che un ragazzino a quei tempi, ma è come rivedere ancora il senso di attaccamento ai colori “rosso granata” delle maglie della mitica “Unione Sportiva”, che pur non militando in categorie professionistiche, era seguitissima dai tifosi e non. Le domeniche in cui giocava in casa era lunghissimo il serpentone di Persone che si formava in via Latiano che si recavano al Campo sportivo. Il tifo che si esprimeva per la propria squadra era appassionante e così accanito che, a volte, quando il risultato non era soddisfacente, addirittura sfociava in forme di violenta riprovazione. Nel tempo poi, come anche accadeva nelle migliori tifoserie, a quell’unica squadra se ne aggiunse un’altra a cui fu dato il nome di “Polisportiva torrese”, la cui sede era in via Latiano, mentre l’altra conservava la storica di Piazza Umberto 1°. Ovviamente questa operazione divise, oltre ai dirigenti delle Squadre, anche i tifosi e così ad ogni derby il clima facilmente s’incendiava. Poi nel tempo il corso degli eventi ha trascinato anche “questa passione calcistica” in un lento ma inevitabile cambiamento nelle abitudini delle Persone. Quanti Concittadini si potrebbero menzionare, che a vario titolo hanno “dato calci ad un pallone” in quel campo, alcuni anche molto bravi che, se avessero avuto l’opportunità di essere visti da Osservatori di Squadre professionistiche, sicuramente avrebbero avuto la notorietà che meritavano. Anche tanti Allenatori hanno lasciato un segno nei giovani calciatori e quasi sempre erano anche “bravi educatori”, che insegnavano pure a saper vivere. Di uno in particolare mi piace ricordarne il nome, che rimarrà scolpito nella memoria dei tantissimi ragazzi e giovani che l’hanno sempre seguito anche con paterno affetto: Antonio Coppola, detto Scopigno. Il singolare nomignolo, presumibilmente, gli era stato attribuito per ricordarne le gesta e la bravura di un noto allenatore di serie A che seppe portare l’unico Scudetto alla Società del Cagliari calcio, il cui giocatore più rappresentativo è stato senz’altro l’indimenticabile Gigi Riva. Il nostro Antonio, come suol dirsi, aveva il gioco del calcio nelle vene e, pur se in condizioni fisiche non ottimali, sapeva trasmettere con la sua passionalità tutto ciò che era necessario per diventare un bravo calciatore. Il suo impegno, che considerava come una missione, non si esauriva solo nel Campo di gioco, ma andava oltre e dei “suoi ragazzi” era come un Padre o un fratello maggiore. Credo che con Lui sia iniziata la prima Scuola di calcio ed anche quando le condizioni materiali non erano floride, sapeva come fare per dare ai suoi ragazzi la possibilità di continuare a praticare quella passione calcistica. Pertanto, il ricordo riconoscente di tanti cittadini nei suoi confronti, travalica l’aspetto puramente sportivo, per andare a considerare la sua essenza di Uomo onesto, garbato e sempre disponibile verso tutti. Purtroppo un destino non certamente favorevole ha deciso che doveva lasciare questo Terra troppo presto, ma finché la forza e la salute lo hanno sorretto ha rivolto la sua attenzione, fino all’ultimo, a quel suo “piccolo mondo” del pallone. Sarebbe bello che, chi ha autorità per farlo, ed anche per desiderio dei tanti Torresi che ne hanno conosciuto questa sua indole, intitolasse il rinascente Campo Sportivo proprio ad: Antonio Coppola, detto Scopigno . Credo sia una grande occasione anche per dimostrare che l’umiltà e l’attaccamento onesto al proprio ruolo e funzioni sociali prima o poi viene tributato ad ogni Persona meritevole e che Torre S. Susanna non dimentica i suoi “figli migliori”.

Nicola Muscogiuri