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Famiglie allo sbando e istituzioni latitanti: sugli adolescenti dobbiamo interrogarci a fondo, come adulti

Fonte: brindisireport.it Articolo di Adele Galetta

Ci sono fatti di cronaca che più di altri ci danno la percezione del degrado culturale e sociale verso il quale le nostre comunità stanno andando. Al di là di qualsiasi condizione economica. Adolescenti protagonisti di atti di violenza nei confronti di coetaneidi persone in difficoltà, che imbrattano monumenti, distruggono mezzi pubbliciinveiscono contro le forze dell’ordine. Un eccessivo fenomeno di aggressività (per alcuni sempre esistita) che necessità di attenzione, oggi più che mai. 

Educazione è l’unica parola che risuona nel vuoto di principi, di morale, di regole. Questa è l’emergenza di questo momento storico: l’assenza di educazione. Ma determinata da chi? Dalla famiglia? Dalla scuola? Dall’incapacità dei nostri rappresentanti? Genitori incapaci di stabilire un dialogo con i propri figli? Docenti non ritenuti parte fondamentale del processo formativo? Istituzioni incapaci di dare un segnale di credibilità? Troppe domande dirà qualcuno ma sarebbe, forse, il caso di porcele come comunità, come famiglia, come istituzione. E forse troveremmo le risposte. 

Si badi, qui, nessuno ha la bacchetta magica per risolvere i problemi di adolescenti e adulti. Ma la violenza, il non rispetto delle regole, il passarla sempre franca sono, anche, figli di un comportamento passivo (e menefreghistico, lasciatemi passare il termine). Perché devo preoccuparmi se non sono direttamente interessato. E allora è inutile che ci riempiamo la bocca e il petto di “bene comune” se poi non ci indigniamo e non ci incazziamo come cittadini se di fronte ad atti di violenza gratuita e senza senso, verso le persone, verso il territorio, le istituzioni tutte sono sorde. 

Un punto di vista autocritico potrebbe essere un punto di partenza ma è necessario, anche, portare l’attenzione sul tessuto sociale che dobbiamo responsabilmente costruire tutti insieme partendo dal dialogo e dall’ascolto, di sé e dell’altro, “le sue fatiche, quel che porta dentro” dice Papa Francesco. E questo vale per i giovani ma, soprattutto, per gli adulti.