la voce a Sud

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A spasso nel tempo e nella storia recente di Torre…..con “lu Pumpiliu ti lu Purpu gli altri e….”, di Raffele Missere.

La sera del 12 dicembre ’22, in una suggestiva sala del Castello Conti Filo di Torre S.Susanna, dove trasudava storia da ogni minimo particolare, si è svolta l’interessante presentazione del libro “lu Pumpiliu ti lu Purpu gli altri e…, alla presenza di un numeroso pubblico attento ed interessato. Ho sempre pensato che, quando i bei ricordi di un tempo ormai andato bussano con insistenza alla porta del cuore, prima o poi si vuole fare qualcosa perché possano essere

rivissuti, almeno idealmente, e raccontati per condividerli con chi è venuto dopo ed anche con chi potrebbe dire…io c’ero!

Chi come il sottoscritto ha sulle spalle ormai un considerevole numero di anni era fra quest’ultimi e mi sono ritrovato tantissimo in quel “piccolo mondo antico”, ricco di Personaggi straordinari pur umili che siamo, di cui scrive l’avv. Raffaele Missere, o come amichevolmente preferisce essere chiamato “Uccio”.

Nel nostro Paese la vita sociale di quel passato dimostrava che il sentimento comune aveva un carattere particolare e molto solidaristico, nonostante le precarietà di ogni genere, e che merita di essere continuamente rievocato per evitare che cada definitivamente nel dimenticatoio collettivo. Certamente quello di cui si racconta era un “tempo che scorreva lento” e le stagioni che si succedevano scandivano il quotidiano vivere con l’affanno inevitabile, ma anche con la gioia delle piccole cose realizzate, come un buon raccolto nei campi, oppure poter riuscire a crescere una famiglia con tanti figli.

La cultura certamente non imperava, fatta salva quella riveniente dalla saggezza e dall’esperienza di vita, ma abbondavano come benevola espressione i diminutivi e i vezzeggiativi dei nomi propri delle Persone, che in questi venivano identificati molto meglio degli stessi cognomi, in qualche circostanza anche appellativi curiosi. Anche quest’ultimo aspetto ti riporta il libro di Uccio e ti va di immaginare che quei sentimenti semplici ma veri, possano riconquistare ognuno di noi e nelle case, nelle strade e ovunque si possa guardare l’altro con sguardo benevolo ed animo disponibile. Nel leggerlo il tempo è volato e non ho difficoltà a dire che una sorta di dispiacere mi ha preso arrivando alle pagine finali, quando ho dovuto “risvegliarmi” da una vita già vissuta, non solo insieme ai tanti compaesani Torresi sapientemente ricordati, ma anche ai nostri cari ed indimenticabili genitori che in quel mondo sono stati “attori protagonisti”. Penso che sarebbero tanti gli aneddoti che ognuno, dopo aver letto il libro, potrebbe aggiungere per la sua personale esperienza di vita e questo libro sicuramente aiuta a farlo con dovizia di particolari.

Personalmente, fra tanto altro, mi ha fatto tornare anche “vagnoni ti putea”, quando ragazzino ho iniziato la mia esperienza di “apprendista barbiere” al salone “ti Mestu Nsinu Trinchera prima e dopo di Mestu Rafeli Arena” e li conoscere moltissimo da vicino “lu Giuvanninu Dilittaru”. La piccola bottega “ti lu Pumpiliu ti lu Purpu” era a due passi dal salone e gli si faceva visita non appena qualche cliente “sganciava” qualche soldino di mancia. Un altro bel Personaggio che l’autore ricorda con dovizia di particolari è “Tonna Nina”, anch’essa campione d’umanità e piena di valori semplici e concreti. Di Lei posso darne testimonianza personale in quanto sono uno dei tantissimi ragazzini che sul finire degli anni ’50 ed inizi dell’anno 1960 hanno frequentato il suo primordiale asilo privato, da dove si usciva senz’altro già preparati per affrontare la successiva Scuola Elementare. E proprio grazie al suo insegnamento che potetti andare direttamente in seconda classe, dopo aver sostenuto l’esame integrativo che all’epoca era possibile fare. L’asilo era allestito nella stanza d’ingresso della sua casa di via V. Mattei (al secolo la “strata ti la Cabbina) lo divideva dall’abitazione dove abitavo con la mia famiglia soltanto da un’altra casa. In quella via, quando nel pomeriggio si giocava coi compagni per strada era facile che qualche “mazzarieddu” sbattesse contro le sue già precarie finestre e Lei prontamente a proferire rimbrotti e minacce di punizioni a quei monelli che ormai erano scappati a nascondersi. Ma per dire ancora ed in tutta modestia del “libro”, penso che nelle buone intenzioni “dell’autore” ci sia tutta la voglia della sua proverbiale propensione all’osservazione ed alla narrazione di circostanze, fatti e Persone conosciute lungo tutto l’arco della propria fanciullezza e dell’adolescenza. Certamente si percepisce anche il piacere di scrivere, non fine a se stesso, ma con una sorta di “dovere morale”, che lo ha spinto ad affidare alle ricche pagine di questo lavoro un bagaglio di esperienze di vita che non vuole dimenticare e che intende trasmettere alle nuove e future generazioni. Ecco allora che si riesce a far riapparire quel “mosaico multicolore” fatto di umanità semplice che da forma e luce su Personaggi, tradizioni, giochi e momenti esistenziali che nell’insieme ci riportano ad un mondo che, ahinoi, non c’è più. Infine, mi va di dire anche della intensa emotività che la lettura del libro mi ha provocato, proprio perché è evocatrice, come forse già detto ma mai superfluo ribadirlo, di ricordi affettivi e di struggente nostalgia per il proprio giovanile vissuto. Forse non sarebbe solo perdersi nei ricordi se ogni tanto si andasse “a spasso nel tempo” con questo libro, perché riconoscersi e rispettare quelle “care identità”, potrebbe aiutarci a continuare a camminare nella nostra nel segno della continuità con il passato e della costruzione del presente e di un proficuo e sereno futuro.

Nicola Muscogiuri