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torre

Per i 100 anni della cara concittadina “Italia Trinchera”…..con i ricordi di un ragazzino degli anni ’60.

Quello che segue vuole essere un pensiero delicato e nostalgico alla cara concittadina “Italia Trinchera” che ha raggiunto magnificamente un “secolo di vita”. Ho appreso la bella notizia ier sera in occasione di un evento culturale a Torre per la presentazione di un libro, nel momento in cui il Sindaco Dott. Saccomanno presente ha informato che doveva, suo malgrado, andare perché impegnato “ad omaggiare” una nostra concittadina per un bel traguardo di vita raggiunto. Col pensiero rivolto a questo evento particolare ed anche emozionale mi sono riportato, nostalgicamente appunto, ad un periodo indubbiamente bello ed irripetibile anche della mia vita, in particolare al periodo della felice fanciullezza,che racconta anche della combinazione d’incontro con la sig.na Italia. Come tanti altri ragazzini di un bel tempo che fu’ sono stato “vagnoni ti putea” della “barbaria” di Mestu Nsinu Trinchera, papà di Italia e decano dei barbieri a Torre S.Susanna. Il salone, per quello che poteva essere sul finire degli anni ’60, era ubicato proprio di fronte all’ex Municipio in quella piazza Umberto 1° che all’epoca era il “cuore pulsante” del Paese. Proprio al fianco era la sede del Partito Comunista ed attualmente su quello che era il Salone è presente un palazzo sede anche di uno Studio Commercialista. Sarebbero infiniti i ricordi e gli aneddoti che si potrebbero ricordare di quel tempo e di quella edificante esperienza di vita. Una cosa che non scorderò mai fu la mia prima paghetta che ebbi dal “Maestro Nsino Trinchera” e consistette in “venti lire”, quelli di colore tendente al bronzo, dati alla presenza del mio Papà che una domenica al pomeriggio mi venne a prendere per poi portarmi al cinema D’Andria. Ed in quell’occasione fu anche il primo film che ho visto rigorosamente in bianco e nero dal titolo “Rocco e i suoi fratelli”, con un giovanissimo Alain Delon, Renato Salvatori ed altri famosi attori. Come era in uso a quei tempi “lu vagnoni ti putea” diventava uno della famiglia del Maestro ed infatti personalmente moltissime volte sono stato in casa sua, in via A. Sala ed anche in quella del figlio Angelo già Professore, nonché papà di Vincenzo e di un ancor più piccolo fratello Antonio. Eravamo in tanti in quella modesta bottega di barbiere come “vagnuni di putea”, tutti più o meno di pari età, insieme al più grande “Mestu Raffaele Arena”, che poi ha continuato la professione una volta che Il Maestro Trinchera chiuse la propria per raggiunti limiti di età. E fu proprio nella casa del Maestro che conobbi gli altri di famiglia compresa la sig.na Italia, che per rispetto anche noi chiamavamo Zia al pari dei nipoti. Con noi ragazzini era molto gentile e mai una volta che sia stata rude o scortese ed alla fine di tutto ciò che ci chiedeva di fare ci congedava con l’immancabile “grazie”. Tutti le volevano bene, perché per tutti aveva un sorriso, peraltro spontaneo, un bel gesto o una parola affettuosa. Quante volte in quella casa mi è capitato anche di prendere in braccio “la gamba in protesi” del Maestro per aiutare la famiglia a spostarla essendo anche un po’ pesante. Spero di ricordare bene se dico che quella situazione si determinò con la partecipazione del Maestro Nsino alla prima guerra mondiale, dalla quale ne tornò in vita, ma purtroppo con l’amputazione di una gamba Penso che per la zia Italia si possa dire di essere stata testimone del tempo che fu e che ha visto cambiare tantissime cose: un diffuso benessere prendere posto a condizioni di vita precarie e le comodità prendere quello delle privazioni. Forse avrà avuto da rammaricarsi quando ha visto cambiare la società in quella c.d. moderna ed anche la gente, ma non sempre in senso positivo. E di sicuro avrà anche sofferto quando ha percepito e visto che tra le Persone di un tempo moltissimo c’era di umana solidarietà ed oggigiorno invece è carente persino il saluto. Anche per tanto tempo dopo aver finito la mia esperienza di “apprendista barbiere” ho continuato ad avere rapporti amichevoli con la zia Italia e tutte le volte che la incontravo era scontato e reciprocamente piacevole il saluto. Più di una volta al giorno mi capita di passare da quella sua casa di via A.Sala e tutte le volte è una fitta al cuore per i bei ricordi che riaffiorano alla mente ed un desiderio di entrarvi magari perriviverli ancora. Di sicuro mi direbbe che il grande dono che l’anzianità può fare alle generazioni piùgiovani è quello di indicare un orizzonte spirituale che permetta di dare un senso cristiano al ciclo della vita terrena. Al più presto spero di potergli far visita per incontrarla ed augurarle ancora una buona vita, con sentimento sinceramente fraterno e carico di quella “dolce nostalgia” che dalla mente e dal cuore non verrà mai cancellata.

Nicola Muscogiuri