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cronaca

sindaco erchie parla

Due ore davanti al pm per difendersi. Per ribadire con forza la propria, asserita, innocenza. Il sindaco di Erchie, arrestato e sospeso, non intende mollare. Non si dimetterà, chiederà al giudice, probabilmente ancora una volta, di riavere la propria libertà. La libertà di tornare a indossare la fascia tricolore.

Ieri mattina ha risposto, al fianco dell’avvocato Raffaele Missere, a tutte le domande del sostituto procuratore Alessio Coccioli che ha coordinato l’inchiesta della polizia di Taranto da cui sono emerse ipotesi di corruzione attribuite tanto a Giuseppe quanto Domenico Margheriti, nell’ordine primo cittadino ed ex vice di Erchie e a imprenditori privati. Tangenti in cambio di favori fatti come “atti contrari ai doveri d’ufficio”, secondo l’accusa.

Domenico Margheriti, difeso dall’avvocato Michele Iaia, ha lasciato i domiciliari dopo che l’ordinanza è stata annullata dal Riesame. Il sindaco, che è stato sospeso dal prefetto una volta eseguita la misura cautelare (come per prassi) lasciando l’amministrazione nelle mani della numero due della giunta, non vuole fare la stessa scelta.

Il suo ricorso al Tribunale del Riesame è stato rigettato. Si attendono le motivazioni. Nel frattempo ieri mattina alle 10 si è recato a Lecce, in procura, per dire la propria.

E’ stata consegnata una corposa memoria. E un faldone di documenti che a parere del legale e dell’indagato documenterebbero che i versamenti in contanti sul conto corrente passato al setaccio dagli investigatori non sarebbero riconducibili a tangenti, ma somme derivanti dall’attività professionale di Margheriti che è il titolare di una azienda agricola che produce olio.

La mole di carte consegnate al pm è tale da necessitare tempo per essere analizzata. Nell’attesa, prima di riformulare istanza di scarcerazione, pur in un’estate torrida come quella in corso, Margheriti resterà a casa senza cambiare idea sulla propria posizione.

A quanto riferito al suo avvocato, infatti, le dimissioni potrebbero essere interpretate come un’ammissione di responsabilità che il sindaco non vuole assolutamente compiere. Si professa estraneo ai fatti e intende dimostrarlo, in tutte le sedi possibili.

L’accusa che gli viene contestata è riassunta in due capi di imputazione. Giuseppe e Domenico Margheriti, in concorso con gli imprenditori Cosimo Abete e Massimiliano Pedone avrebbero incassato 80mila euro a titolo di tangente su un appalto di completamento delle infrastrutture della zona Pip di Erchie, dall’ammontare complessivo di 1.009.828 euro. Vi sarebbe stata altresì la promessa di altre “dazioni” di denaro, già concordate, per una cifra complessiva pari a 110mila euro. Il sindaco avrebbe anche tentato di rallentare la realizzazione di un parco eolico, con un’ordinanza contingibile e urgente di blocco lavori, al fine di dirottare sull’impresa Tecnoscavi di Pasquale e Massimiliano Pedone il subappalto delle opere di movimentazione terre. Lo avrebbe fatto in danno della società “Eolica Erchie” che si stava occupando della costruzione dell’impianto, con la promessa di ottenere il 10 o 12 per cento sull’importo del contratto.
L’inchiesta ha portato in tutto all’arresto di 27 persone tra cui due sindaci. Si parla di mafia e politica, ma non a Erchie, dove sono state rilevate presunte condotte di corruzione: mazzette sarebbero state versate, altre ne sarebbero state promesse. A dirlo in chiaro, al telefono, i presunti “corruttori” e cioè gli imprenditori che avrebbero versato il denaro ai due amministratori che sono stati a lungo intercettati.

 

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