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cronaca

Otto anni dalla morte di Sarah Scazzi. Ad ottobre per Sabrina i primi permessi

Ad otto anni di distanza come oggi, il 26 agosto del 2010, dall’uccisione di Sarah Scazzi, l’allora quindicenne di Avetrana il cui corpo martoriato fu trovato 42 giorni dopo in un pozzo in contrada Mosca, la sua assassina, Sabrina Misseri, condannata all’ergastolo insieme a sua madre Cosima Serrano, può già sentire l’odore del suo primo permesso premio che potrebbe permetterle di lasciare per un breve periodo il carcere di Taranto dove è rinchiusa dal 16 ottobre del 2010. Secondo l’ordinamento penitenziario, infatti, l’ergastolano che ha già scontato dieci anni di pena avendo rispettato uno stile carcerario esemplare (buona condotta), può presentare la richiesta dei benefici al giudice di sorveglianza. Calcolando lo scomputo di pena che abbuona al detenuto 45 giorni per ogni semestre di ubbidiente reclusione, la cugina di Sarah potrà lasciare la cella già a partire dal 17 ottobre prossimo, giorno in cui avrà scontato dieci anni (otto espiati effettivamente più i due graziati con lo scomputo dei tre mesi per ogni anno). Sua madre Cosima, arrestata il 26 maggio del 2011, dovrà invece attendere sino a fine maggio del 2019. La durata di un permesso premio che il giudice di sorveglianza concede dopo consultazione con la direzione del carcere, non può superare i 15 giorni e non possono essere concessi più di 45 giorni complessivi di permessi l’anno. 

 

Sempre che non ci siano intoppi di diversa natura, come un inasprimento di pena per fatti contingenti, le due donne condannate all’ergastolo anche dalla Cassazione, dopo venti anni di espiazione, a saldo sempre degli sconti dei 90 giorni l’anno, potranno godere della semilibertà che consentirà loro di lasciare il carcere ogni mattina per rientrare la sera.

Dopo 26 anni, infine, le due ergastolane passeranno nel regime della libertà vigilata per i successivi 5 anni pertanto, dopo circa 31 anni, la pena sarà considerata estinta e mamma e figlia saranno nuovamente cittadine libere.

 

Dove andrà a soggiornare la più giovane delle due, più prossima ai permessi premio, non è possibile saperlo. Ad aspettarla di sicuro ci sarà la sorella Valentina che vive però a Roma, con la zia Emma residente ad Avetrana. La famosissima villetta rossa di via Grazia Deledda, ad ogni modo, si potrà ripopolare per brevi periodi. Attualmente disabitata dopo che l’unico che la occupava sino alla condanna definitiva a otto anni, Michele Misseri, detenuto nel carcere di Lecce, la nota residenza dei Misseri è ancora coperta alla vista dei curiosi con la rete ombreggiante verde montata da zio Michele per assicurarsi la privacy perduta da quel maledetto pomeriggio del 26 agosto di otto anni fa quando, secondo la ricostruzione fatta dai giudici dei tre processi, tutti concordanti sulla colpevolezza dei tre componenti della famiglia Misseri, la piccola Sarah fu strangolata da una delle due donne che affidarono il cadavere al capofamiglia il quale se ne liberò gettandolo in un pozzo di acqua piovana sperduto nelle campagne tra Avetrana e Erchie nella tristemente famosa contrada Mosca.

Nell’attesa di poter riacquistare la «libertà a tempo», mamma Cosima con la figlia Sabrina conducono la loro vita da recluse nel penitenziario tarantino. Le poche notizie che si hanno sulla loro vita da internate, parlano di una esistenza dall’apparenza serena. Sabrina nel carcere continua a frequentare tutti i corsi organizzati dal penitenziario, dalla cucina al ricamo sino all’estetica che è poi la sua specialità. A differenza della madre che ama restare in cella a ricamare, Sabrina è riuscita a ritagliarsi momenti di apparente libertà grazie ai ruoli di lavorante interna. È lei che distribuisce i pasti alle altre detenute della sezione femminile molte delle quali sono diventate sue clienti per trattamenti estetici o di parrucco.

Nazareno Dinoi

 

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