la voce a Sud

blog d'informazione online – attualità, cronaca, notizie, cultura, storia, gastronomia, spettacoli, informazioni, aggiornamenti ed eventi dal territorio

notizie

Ospedale Vito Fazzi, impianto ossigeno senza certificato antincendio da 5 anni

Fonte: iltaccoditalia.info

L’impianto dell’ossigeno dell’ospedale Vito Fazzi realizzato nel 2015 e gestito da Air Liquide eroga da cinque anni ossigeno e aria medicale senza essere stato collaudato dai Vigili del fuoco.

Lo conferma al Tacco d’Italia il comandante del comando provinciale dei Vigili del fuoco Giuseppe Bennardo.

Abbiamo scoperto questa gravissima irregolarità andando a ritroso e ricostruendo tutta la procedura autorizzativa dell’intero impianto dell’ossigeno del più grande ospedale della provincia di Lecce.

Il certificato antincendio è l’atto finale che ratifica l’ottemperanza di un progetto a tutte le normative.

Se non c’è è perché l’impianto non è a norma.

E infatti la Asl di Lecce non ha ottemperato alle prescrizioni obbligatorie indicate proprio dal comando dei Vigili del fuoco in una comunicazione del 2016 (prot. n. 5232) come condizione imprescindibile per rilasciare il certificato di prevenzione incendi.

Tanto si evince dal documento in nostro possesso che il comandante Giuseppe Bennardo ha inviato il 19 aprile scorso al Suap-sportello unico attività produttive del comune di Lecce, al sindaco Carlo Salvemini, al direttore generale della Asl Rodolfo Rollo e per conoscenza alla prefetta Cucinotta.

Dal 19 aprile scorso quindi i diretti responsabili della salute pubblica e dell’ordine pubblico sanno che l’intero impianto che eroga ossigeno e aria medicale all’Ospedale Vito Fazzi e al DEA è senza certificazione dei vigili del fuoco.

Ma dal 19 aprile ad oggi, dopo oltre due mesi dalla comunicazione, nulla è accaduto.

Anzi.

Come i nostri lettori sanno, il tubo improvvisato che collega il Fazzi col DEA, portando l’ossigeno dall’ospedale principale al nuovo dipartimento dell’emergenza, è stato realizzato senza che ci fosse un progetto approvato con determina o delibera della Asl.

In parte volante, agganciato alle pareti del Vito Fazzi, in parte interrato sotto il manto stradale, che ha ceduto, si è rotto dopo 15 giorni dalla sua realizzazione.

La Asl sapeva della perdita – tanto si evince dalla documentazione che abbiamo pubblicato nelle precedenti puntate – ma per oltre un mese non ha fatto nulla.

E non ha fatto nulla perché per riparare la perdita sarebbe stato necessario bloccare l’erogazione dell’ossigeno all’intero DEA, a causa di quel tubo improvvisato collegato all’impianto del DEA in maniera raffazzona, allacciandolo nel punto sbagliato.

Quando finalmente è stato riparato e in parte sostituito, i lavori sono stati eseguiti da una ditta priva sia del contratto di subappalto sia della certificazione SOA, obbligatoria per legge.

Dunque: un impianto con un tubo abusivo, collegato ad una centrale dei gas medicali priva di collaudo dei Vigili del Fuoco, è stato riparato da una ditta senza certificazione e senza contratto, individuata senza bando pubblico.

Inoltre: per collegare quel tubo abusivo alla centrale senza collaudo il governatore Michele Emiliano e assessore alla sanità, con propria ordinanza, ha fatto rimuovere dal DEA un serbatoio dell’ossigeno, che faceva parte dell’impianto del dipartimento per l’emergenza perfettamente funzionante e collaudato.

Rimuovendolo, ha inficiato il collaudo del DEA (che invece era in regola) ed ha eliminato anche la possibilità che il DEA potesse essere rifornito autonomamente di ossigeno e aria medicale, preferendo collegarlo, contrariamente a quanto previsto dall’originario progetto approvato dai Vigili del Fuoco, alla centrale dei gas medicali del Vito Fazzi: quella senza collaudo e senza certificato antincendio.

Questa scelta è stata giustificata, in diversi documenti ufficiali che abbiamo pubblicato, con l’emergenza dovuta al Corona virus ma, da altri documenti protocollati, che abbiamo pubblicato, si evince che la ragione è un’altra.

Collegare il Dea alla centrale del Fazzi (quella senza certificato dei Vigili del fuoco), ha consentito di evitare un bando pubblico per rifornire il Dea di Ossigeno e far sì invece che il Dea, attraverso quel tubo abusivo, fosse rifornito dall’attuale fornitore di ossigeno e aria medicale del Fazzi: la Air Liquide.

Ed era proprio quello che voleva il direttore Rodolfo Rollo, che in una lettera del 6 dicembre, protocollata, esprimeva la volontà di far rifornire il Dea da Air Liquide. Volontà confermata dalla direttrice amministrativa del Fazzi Anna Rita Dell’Anna, in un’altra lettera.

Peccato che quando è stato realizzato il tubo abusivo e quando è scoppiata l’emergenza, Air Liquide non avesse il contratto perché scaduto il 31 dicembre scorso, prorogato dopo 78 giorni dalla scadenza.

Con il contratto di Air Liquide era scaduto anche quello della subapplatatrice IGS a cui negli ultimi cinque anni sono stati subappaltati vari servizi di manutenzione per un totale di 505.501,8, cifra che supera il tetto di 150mila euro, superato il quale è obbligatoria la certificazione di solidità finanziaria SOA, che la IGS non ha.

In questo modo, spezzettando gli affidamenti ad IGS, la normativa della certificazione SOA viene elusa.

Come detto, nonostante IGS non abbia alcun contratto di subappalto ha eseguito i lavori di riparazione del tubo dell’ossigeno.

LA LETTERA DEI VIGILI DEL FUOCO

Dalla lettera che il 19 aprile scorso i Vigili del Fuoco inviano a tutti i responsabili della salute pubblica e dell’ordine pubblico, abbiamo conferma di altre gravi carenze documentali e progettuali, già denunciate dal Tacco, che rendono quel tubo di collegamento abusivo e illegale.

Rodolfo Rollo infatti il 24 marzo scorso ha inviato al Suap di Lecce una SCIA a sua firma priva di data e con riferimenti a progetti errati.

I lavori però sono iniziati il 16 marzo (qui le foto) e si sono conclusi prima dell’invio della SCIA. La comunicazione di inizio lavori è stata inviata dopo la fine dei lavori.

Ma come è possibile una simile insipienza?

Incredibile ma è così.

Inoltre la SCIA a firma di Rodolfo Rollo, relativa al tubo di collegamento con il Fazzi non riporta il riferimento del progetto approvato nel 2015 (ma ad oggi privo di certificato antincendio), ma ne indica uno del 2018, che non ha a che vedere con l’impianto dell’ossigeno.

Inoltre è asseverata da un tecnico di parte, non dal rup (responsabile unico del provvedimento) della Asl, il geometra Urso, che infatti ha dichiarato al Tacco di non averla mai firmata.

La relazione tecnica allegata alla SCIA, non ha nulla di tecnico; non descrive l’impianto, non fa riferimento alle norme tecniche adottate e l’ingegnere di parte Tommaso De Benedittis firma il documento solo “per presa visione”.

E ancora: gli elaborati grafici presentati non “presentano” alcunché: né sezioni né prospetti dell’impianto.

Insomma: il progetto per la costruzione del nuovo tubo di collegamento è dichiarato esserci, ma non c’è, proprio come il Tacco ha scritto diversi mesi fa.

Nel frattempo, il tubo è stato sostituito in parte,  come abbiamo dimostrato pubblicando le foto, e fa un percorso diverso (abbiamo le foto che lo provano) e dunque tutto ciò che è stato presentato da Rollo ai Vigili del fuoco, già incongruente e incompleto, è ad oggi superato nei fatti e non rispondente a realtà.

Ma il paradosso è che in quella SCIA si dichiara che con la costruzione del nuovo tubo non vi è alcun “aggravio di rischi incendi”.

Peccato che il rischio incendio c’è già, non avendo l’intero impianto per l’erogazione dell’ossigeno dell’ospedale Vito Fazzi e ora anche del DEA, alcun certificato antincendio.

Ma tanto, come si dice da queste parti, “a casa bruciata metti fuoco”.

Ora anche il DEA è nella totale irregolarità come il Fazzi.