la voce a Sud

blog d'informazione online – attualità, cronaca, notizie, cultura, storia, gastronomia, spettacoli, informazioni, aggiornamenti ed eventi dal territorio

politica

Saviano: “Il Pd ormai è solo vapore acqueo. Voterò convinto no al referendum”

Fonte: lastampa.it

ROMA. Il Pd? «Vapore acqueo». Il segretario Zingaretti? «Cammina rasente i muri per non essere notato». Luigi Di Maio? «Intriso di una cultura profondamente autoritaria e xenofoba». All’indomani della Direzione dem che ha ratificato il Sì del partito al referendum sul taglio dei parlamentari, lo scrittore di “Gomorra” Roberto Saviano ha commentato la scelta in una serie di tweet al vetriolo conclusi senza giri di parole: «Ma andate a cag…, voi e le vostre bugie». Chiedergli di approfondire il concetto diventa un atto d’accusa durissimo ai dem e al governo. Corredato da un annuncio di No alla riforma: «E il mio sarà un voto contro questa classe dirigente». Mentre a Salvini, sull’episodio di ieri, dice: «Ogni aggressione è terribile».

Partiamo dal tweet: ha mandato a quel paese platealmente Zingaretti e il Pd, perché?
«Perché non se ne può più di chi non ha una posizione su nulla e giustifica la propria esistenza da 25 anni prima in opposizione a Berlusconi e poi a Salvini. Indignandosi quando sono all’opposizione e lasciando tutto immutato (per meglio gestire il potere) quando sono al governo. È politica questa? A me pare arte della sopravvivenza».

Ha parlato di «bugie» del Pd: a quali si riferisce?
«La prima e più grande è l’inversione di rotta sulle politiche migratorie. Il dramma libico è talmente enorme che solo la storia potrà rendere giustizia all’immane sofferenza di esseri umani che preferiamo “gestire” pagando direttamente i loro carnefici».

Per questo nel suo tweet mette in relazione il referendum agli accordi con la Libia?
«È offensivo parlare del nulla mentre sull’altra sponda del Mediterraneo la gente soffre le pene dell’inferno. Questo è il problema principale di Zingaretti: mostra grande determinazione sulle cazzate e si defila sulle questioni fondamentali».

Non sarà la leadership di Zingaretti tutto il problema…
«Leadership?».

Lei attribuisce la scelta dem del Sì solo alla sopravvivenza del governo, ma in tanti ricordano che il centrosinistra da anni parla di taglio del numero dei parlamentari…
«Posso dire una cosa? Questo referendum è molto particolare e per potermelo spiegare ho ripensato alla definizione di schizofrenia: una serie di pensieri lucidi che ruotano attorno a un pensiero delirante. Ecco, c’è il dibattito sul referendum che è anche godibile se sei un costituzionalista o un politologo; ma questo dibattito riguarda una questione tanto inutile per il futuro del nostro Paese da essere offensivo in sé il solo chiedersi per cosa votare. Quanto alla posizione del Pd, potrebbe votare no, forse, magari… non credono in niente. Una cosa vale l’altra».

Hanno ceduto all’antipolitica?
«Perché loro sarebbero o sono stati “la politica”? Hanno forse mai concretamente pensato di mettere mano alla Bossi-Fini o alla Fini-Giovanardi? Si sono posti mai realmente il problema del Mezzogiorno e del lavoro? Certo, apprezzo molto l’impegno e le idee del ministro Provenzano, ma ho l’impressione che il Pd di quell’impegno e di quelle idee non sappia cosa farsene. Anzi, talvolta sembrano essere persino un incomodo».

Lei come voterà?
«Dopo la scelta della direzione del Pd, voterò convintamente No. E il mio sarà un voto contro questa classe dirigente».

Franceschini ha definito il suo tweet un’offesa ai militanti Pd…
«Sarei io a offendere i militanti del Pd? Ma Franceschini lo sa che i militanti del Pd non sono stupidi?»

È deluso da questo governo? 
«Non ho mai avuto alcuna aspettativa su questo governo. Poi è evidente che c’è, c’è stato e potrà esserci di peggio. Ma io non sono montanelliano, non mi piace turarmi il naso».

Sperava però in una maggiore discontinuità?
«No, era evidente che da questa alleanza solo il M5S avrebbe tratto vantaggio. Del resto se avesse continuato a governare con Salvini per altri due mesi sarebbe arrivato allo 0%. E a Di Maio nemmeno più il padre lo avrebbe votato dopo la pubblica gogna alla quale fu esposto, proprio dal figlio».

Il Pd ha fatto nascere questo governo per fermare Salvini: pensa sia stato un errore o una valutazione giusta?
«Salvini lo si ferma superando le sue politiche e chiarendo ai cittadini l’orizzonte di sviluppo cui tende l’azione di governo. Avere un segretario come Zingaretti che dà la costante impressione di camminare rasente i muri per non essere notato, non mi pare una risposta confortante e di lungo periodo al pericolo rappresentato – non so ancora per quanto tempo – da Matteo Salvini».

Gli dà la sua solidarietà per l’aggressione di ieri?
«Ogni aggressione è terribile e avvelena il clima democratico».

I decreti sicurezza ancora non sono stati cambiati: lo faranno?
«No, non li cambieranno mai perché il capo di fatto del M5S (Crimi è solo una testa di legno), Luigi Di Maio, è intriso di una cultura profondamente autoritaria e xenofoba. Poi può darsi che se il Pd gli consentisse di allargare il suo staff a mille persone o di nominare tutti i suoi ex compagni di scuola nei consigli di amministrazione delle società partecipate più rilevanti, forse qualche speranza ci sarebbe. Ma non sono molto fiducioso».

Il Pd è succube del M5S?
«Il Pd è succube di una gravissima mancanza di identità politica. Non ha una posizione chiara sulle questioni più rilevanti. È vapore acqueo».

Considera il Pd un partito di centrosinistra?
«No, credo che il riferimento più prossimo di questa classe dirigente siano i nichilisti del Grande Lebowsky, quelli che per far paura urlavano: “Noi non crediamo in niente”».

Come pensa si faccia fronte alla destra? Pd e Cinque stelle insieme sono un’opzione?
«Un’opzione per una destra moderata, semmai. Anche perché non basta distribuire soldi o fare la faccia dura con i padroni a favore di telecamera per dirsi di sinistra».

Che ne pensa della proposta di Franceschini alle opposizioni di un patto per le riforme costituzionali?
«E con chi le vorrebbe fare queste riforme Franceschini? Con Salvini e Meloni? È l’ennesima palla buttata in tribuna».

Conte è un punto di riferimento delle forze progressiste, come disse Zingaretti?
«Se l’orizzonte è morire democristiani, come cantava Paolo Rossi, “era meglio morire da piccoli”».