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Lettere, cartoline e nostalgia dei “pustini” dell’era pre-digitale. (dedicato a Ricciotti Morfeo e tanti altri)

La pacifica rivoluzione digitale, il cui inizio senz’altro può farsi risalire a quindici/vent’anni fa, ha mandato in pensione molte cose, abitudini, profili professionali, ecc. ecc., che erano in uso nel quotidiano della nostra società. Ma credo che mai si sarebbe potuto immaginare a quanta vorticosa velocità il mondo successivo avrebbe girato e tutt’ora continui la sua affannosa corsa verso il cambiamento. Le continue scoperte tecnologiche, poi, sono tali e tante che non si fa in tempo ad assimilarne una che già un’altra la soppianta. Di pari passo anche nell’ambito del lavoro e dei servizi assistiamo a continue trasformazioni, alle quali, per chi soprattutto ha una certa età, si fa fatica a comprendere ed accettare. A questa ormai ineludibile realtà anche “lu pustinu” non può sottrarsi e pur se ancora figura lavorativa indispensabile è molto diverso da come eravamo abituati a vederlo. Correvano gli anni ’60 e d’intorni e lo ricordo ancora quando girava per le strade del
Paese ogni giorno, con la bicicletta di servizio ed in tempi meno remoti con un motorino facile alla guida del tipo “accellera e cammina”. Sul manubrio era fissata una capiente borsa in pelle coloro cuoio, alquanto logorata per il continuo utilizzo e ricolma di corrispondenza di ogni tipo: cartoline, lettere, raccomandate, avvisi di ogni genere, telegrammi e tanto altro. Ad esclusione di forti temporali, quei “cari postini” li vedevi in giro con ogni tempo per consegnare nelle case tutto ciò
che arrivava all’Ufficio postale da tutte le parti d’Italia ed anche dall’estero, considerando la forte emigrazione esistente nei paesi del sud. Vestivano rigorosamente la divisa assegnatagli con l’immancabile cappello che si fregiava centralmente del logo delle PP.TT. e d’inverno una specie di telo impermeabile s’allungava sul borsone per proteggere da una eventuale pioggia tutta “la posta” ivi contenuta. Tanto era frequente la loro presenza in mezzo ai Paesani, che ne diventavano anche amici e non di rado venivano accolti nelle case, dove veniva offerto loro un bicchierino del buon vino locale od altro che proveniva dai buoni prodotti della terra. Spesso diventavano preziosi confidenti e davano buoni consigli sulle eventuali pratiche e pagamenti da effettuarsi presso l’Ufficio postale. Credo fossero organizzati per zone o rioni, infatti dove abitavo da ragazzo con la mia famiglia era solito passare “lu Ninu Rindone”, simpaticissima ed educata Persona che, pur da tantissimi anni in servizio a Torre, non aveva perduto quella cadenza d’origine tipicamente salentina. Qualche volta, in occasione di ferie od altro, a passare per quelle strade era anche il mite Sig. Raffaele Coppola che pure conosceva tutti. Oppure il Sig. Ricciotti Morfeo, col solito benevolo sorriso stampato sul viso che conserva a tutt’oggi. Ancora oggi fa piacere incontrarlo per strada e chiacchierare del più e del meno, ma non appena viene “stuzzicato” diventa come un torrente in piena di ricordi ed aneddoti che riguardano il suo lungo ed apprezzato servizio alle Poste. Finché ha potuto molto si è speso anche nel sociale, con particolare riguardo a circostanze e luoghi religiosi, dal momento che è sempre stato un fervente cattolico. Poi in tempi più recenti i sempre solidali amici Pasqualino Panna ed Emanuele Primo. Ripensando a loro e a quel tipo di servizio pubblico così vicino alle situazioni famigliari, mi verrebbe da dire che è vero che attualmente siamo diventati una società con uomini/donne più colti ed emancipati, ma tutta la migliore tecnologia non potrà mai sostituire quel “contatto umano”
che era alla base di ogni rapporto fra Persone. Poi, come accade per tutti nella vita, anche per “lu Pustinu” arrivava il tempo dell’agognata pensione, ma rimaneva tra i ricordi belli della gente, a cui aveva offerto col cuore e col sorriso quella “cartolina o lettera” dei tanti figli che da posti lontani scrivevano di amare la loro terra anche se costretti a lasciarla. Ma adesso che siamo nell’era della modernità è ormai certo che nessuno più scrive lettere in forma cartacea ed il turista moderno non spedisce più cartoline. Di quest’ultime se ne trovavano di tante varietà: colorate, in bianco e nero e persino animate, come quelle pensate in occasione del Natale e della Pasqua. Sicuramente siamo rimasti in pochi a preferire di inviare o ricevere la classica cartolina, anche perché oggigiorno in tempo reale si scambiano notizie e foto da qualunque luogo mediante il più modesto cellulare. In fondo questo può anche essere positivo, però modestamente penso che si perda un po’ il fascino della sorpresa, come leggere quelle frasi dietro che riportano con emozione alle Persone che ti hanno pensato e scoprirne la provenienza anche dal timbro postale. Quella stessa emozione che ti prende quando rovistando in qualche cassetto di scrivania ti ritrovi a rivedere questo tipo di
corrispondenza, magari con gli angoli arricciati ed alquanto ingiallita dal tempo; io ne conservo ancora tante di cartoline ed anche altro, finanche quelle inviatemi dai mie amici quando furono chiamati a fare il militare di leva: per lo più si divertivano a mandarne con figure di “donnine​ prosperose ed in abiti succinti” che facevano il verso a stralunati soldati il cui unico pensiero sembrava essere rivolto alla “libera uscita” dall’opprimente Caserma. Ormai dobbiamo
convincerci che Internet e quant’altro ad esso collegato è sempre più il futuro e non possiamo che adeguarci, ma spero che almeno non vengano del tutto dimenticati gli usi e tradizioni, che ci legano anche alle nostre origini. Viene da pensare alle tante cose che ancora usiamo oggigiorno e che fra un po’ di anni saranno oggetti da collezione, ma solo il prossimo futuro potrà dircelo.
Personalmente trovandomi fuori la nostra Torre per qualche viaggio di piacere, continuerò a cercare quella “cartullina” che più mi può attrarre, dove dietro nel più classico dei modi a penna mi andrà di scrivere: un caro saluto a tutti dal vostro…..da questo posto meraviglioso. A presto vederci.
Nicola Muscogiuri

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