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Ex Ilva, la Regione insiste: deve dimezzare la produzione Sassaiola contro Polizia: «Delinquenti»

fonte lagazzettadelmezzogiorno.it

TARANTO – Le notizie sul sempre effervescente fronte dello stabilimento siderurgico di Taranto sono due: la prima è che il ministero dell’Ambiente ha parzialmente riaperto, ai fini del suo riesame, l’Autorizzazione integrata ambientale (ovvero il documento che dice quali impianti si possono usare e come) per gli interventi di adeguamento degli impianti che forniscono gas alle centrali termoelettriche di ArcerlorMittal; la seconda è che la Regione Puglia non molla la presa e torna a sollecitare il riesame complessivo dell’intera Aia. La nuova istanza, che risponde sia alla nota del ministero dell’Ambiente – l’1 aprile scorso aveva respinto la richiesta dell’ingegner Barbara Valenzano (direttore del dipartimento Ambiente della Regione Puglia) – che del 2 maggio quando invece è stata riaperta l’Aia per il gas, minaccia anche – in caso di non accoglimento – il ricorso alla magistratura. In precedenza il ministero aveva bocciato la richiesta della Regione perché toccherebbe proprio alla Puglia l’aggiornamento del piano regionale della qualità dell’aria, strumento ritenuto indispensabile per imporre nuovi e più stringenti vincoli all’acciaieria di Taranto.

Ma la Valenzano nella nuova istanza intanto sollecita «la riduzione del 50% dei livelli produttivi attuali dello stabilimento siderurgico di Taranto, misura necessaria a preservare la migliore qualità dell’aria ambiente», ricordando che «lo stabilimento ex Ilva contribuisce in maniera significativamente alta alle emissioni di inquinanti nelle matrici aria ed acqua rispetto al totale delle emissioni prodotte da tutti gli stabilimenti ubicati nel territorio italiano». E se è vero che «dal rapporto sulla valutazione del danno sanitario per lo stabilimento di Taranto di Arpa Puglia emerge che i valori medi annuali misurati delle concentrazioni di inquinanti non superano i valori obiettivo previsti dalla legge» è anche vero che nel medesimo documento viene rilevato «un rischio residuo non accettabile in termini di mortalità naturale per esposizioni a PM 2.5, in particolare a carico dei residenti del quartiere Tamburi», tanto da sollecitare «almeno l’adozione delle migliori tecniche disponibili per il massimo contenimento delle emissioni». Viene poi ricordato che lo studio Sentieri, aggiornato nel 2018, segnala a Taranto «eccessi rispetto al dato regionale di mortalità e ospedalizzazione per alcune patologie oncologiche, per le patologie cardiovascolari, per le patologie respiratorie e per le malattie dell’apparato digerente».

Quanto al riesame parziale dell’Aia disposto per i gas, la Regione rileva che «lo stabilimento ex Ilva di Taranto e lo stabilimento di Taranto Energia sono tecnicamente connessi in quanto quest’ultimo è alimentato dai gas di processo che sono generati dal siderurgico e risultano in eccesso rispetto all’impiego nell’ambito dei processi produttivi di quest’ultima». Dunque «appare evidente che l’attività svolta dall’installazione facente capo ad ArcelorMittal Italy Energy srl di Taranto abbia implicazioni tecniche con l’attività svolta dallo stabilimento siderurgico, in quanto utilizza i gas siderurgici del medesimo» e dunque il riesame dell’Aia «andrebbe esteso all’intero stabilimento siderurgico, segnatamente in riferimento all’area a caldo ed a tutti i processi industriali che incidono sulle matrici ambientali sinora non contemplate dai decreti di Autorizzazione Integrata Ambientale che non sono mai stati oggetto di un’istruttoria tecnica specifica (vedasi discariche, sistema di gestione integrata delle acque, bonifiche, attività inerenti le aree a freddo) e che risultano assenti dal provvedimento di Aia vigente nonché non indagate dai controlli ambientali». In conclusione «il mancato accoglimento di tutte le motivazioni sottese all’avvio del riesame dell’Aia dello stabilimento siderurgico di Taranto sarà oggetto di impugnativa dinanzi ai competenti organi giurisdizionali».

SASSAIOLA CONTRO POLIZIA, IL SAP: «DELINQUENTI» – «Quanto accaduto ieri a Taranto e Genova contro la Polizia in servizio per garantire l’ordine pubblico durante la manifestazione, è la dimostrazione che ai professionisti del disordine, i delinquenti, non interessa il motivo per quale si manifesta ma interessa colpire le forze dell’ordine». Commenta così Stefano Paoloni, Segretario Generale del Sindacato Autonomo di Polizia (Sap) la sassaiola e il lancio di bottiglie da parte di alcuni manifestanti contro le forze dell’ordine, avvenuto ieri a Taranto in occasione della manifestazione per la chiusura dell’ex Ilva e, i tafferugli avvenuti a Genova, dove sedicenti antifascisti si sono scagliati sempre contro gli uomini in divisa. “Nel corteo di Taranto, ad esempio, c’erano mamme con bambini che hanno rischiato di finire in mezzo ai tafferugli, per colpa dei soliti violenti. Manifestare è un diritto sacrosanto, purché avvenga pacificamente e senza armi come sancito dalla Costituzione. Mi auguro – prosegue Paoloni – che i responsabili siano severamente puniti. Chi colpisce un poliziotto – conclude – non colpisce solo l’uomo, ma l’istituzione che rappresenta»