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dai lettori

Dipendenza dal cellulare

Da un po di anni a questa parte notiamo quanto l’uomo sia dipendente da quel mostro chiamato “tecnologia”.A differenza delle generazioni passate che hanno vissuto un operato più concreto, oggi la mondiale popolazione è abituata male,dipendiamo come robot da altrettanto robot creati dall’uomo. Giro di denaro che ammonta a cifre esorbitanti,tutti a comprare telefoni di ultime generazioni pur di avere il cellulare lussuoso, e nessuno però si ferma a riflettere che per dire un “ti voglio bene” è semplicemente più bello e fa effetto se detto di persona o scritto a penna su un foglio. Il più bel messaggio é poter guardare negli occhi una persona e dedicare del tempo o scrivere su un foglio con il profumo dell inchiostro ciò che si prova.Provate a farlo, professioni a parte, fatelo per chi volete bene, perché sicuramente vi sentirete appagati e più concreti. la tecnologia sta uccidendo l’uomo e le sue relative caratteristiche. Vi lascio leggere qui di seguito il monologo del mio caro amico Francesco D’Apolito, sceneggiatore di un certo livello che come me ama scrivere nero su bianco sporcando di inchiostro un semplice foglio. VIVA LA PENNA

Caterina Sollazzo

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Lui
Spartana irrompe l’alba dalle persiane della porta finestra, cercando con la sua presenza di riscaldare quelle parti del letto dove il buio la fa ancora da padrone.
Una stanza da letto che non lo rappresenta accoglie il suo risveglio, circondato da mobilia vintage e il grande specchio, complice di vanità, al di sopra della cassettiera della nonna, impercettibilmente ammaccata sul lato sinistro. Enzo ancora sonnecchiante fra le candide lenzuola bianche, appesantite da un copriletto in patchwork, viene svegliato da un cinguettio meccanico, apre gli occhi lentamente, cerca di mettere a fuoco la porta finestra che dal suo lato, tagliata in due dalla luce, avanza cercando d’imporsi centimetro dopo centimetro. Allunga d’ istinto la mano verso il suo comodino, senza neanche realmente guardare, prende il cellulare, è arrivato il messaggio di lei, “buongiorno amore”. Una smorfia di piacere si arrampica sul suo volto assonnato, una espressione che conosce solo chi vive in segretezza.

Lei
Sul fornello la moka avvisa che il caffè è pronto. Lei, nella sua amata cucina fortemente imposta così com’è, nonostante i capelli arruffati e il logo del cuscino sul viso, è sveglia e con l’ansia crescente di chi si aspetta una risposta, in attesa che la tacca di visualizzazione si colori di blu. Mastica inconsciamente il colletto del pigiama fiorato, fissando il cellulare posto sul tavolo.
A rilento, si gira per prendere la moka, si versa un po’ di caffè nella tazzina che si armonizza perfettamente con i colori della cucina e i mobili color pastello, accogliente, che tanto ha voluto e ottenuto. Mentre è pronta ad afferrare decisa la moka, il cellullare l’avvisa della risposta tanto attesa, distoglie la sua attenzione dalla qualità robusta regalatagli da Marica nel suo ultimo viaggio in Kenya. Lui ha risposto, “Buongiorno mio cuore”, estasiata si perde nei pensieri, mentre l’ansia inizia a calare.

Lui
Ancora in pigiama si avvia in cucina, anche questa stanza non lo rappresenta, come il resto della casa, posa il telefonino sul tavolo e si lascia cadere sulla sedia, le sue mattine sono sempre così, uguali, sconnesso fino a quando non prende il primo caffè. Sfila i piedi dalle orrende ciabatte verdi regalategli da nonna quando aveva 27 anni, logore dal tempo ma per lui comode, nonostante siano passati 10 anni. Stende i piedi lungo il tavolo, quasi a voler scacciare via il sonno con un inutile gesto, inizia a sorseggiare il caffè ancora caldo dalla tazzina dalla perfetta armonia, il caffè non è proprio di suo gusto, lo manda giù ugualmente. Ritorna il cinguettio meccanico, prende il cellulare, nel messaggio appena arrivato c’è scritto “Dormito bene?” si lascia scappare un lieve sorriso, trattenuto dal sapore forte del caffè.

Lei
Spazzola ritualmente i folti capelli rossi, mentre scruta il suo volto davanti allo specchio, mentre la luce naturale del giorno inizia a illuminare il bagno, il riflesso sulle mattonelle bianche le disturba la visuale, lei sempre così attenta a controllare sul viso i segni del tempo che passa. Il telefonino appoggiato sulla mensola al di sotto dello specchio, pronta a controllare ogni notifica, pronta a poter rispondere ad ogni messaggio, pronta e mai impreparata, per non essere lontana da ciò che succede nel mondo. Il cellulare l’avvisa che ciò che aspettava è arrivato, lo prende, legge “Si! Questa notte eri nei miei sogni” con accanto un cuore ed una coppia che si tiene per mano.

Lui
Finita la colazione si dirige pigramente verso la camera da letto, passando dal corridoio prova ad aprire la porta del bagno, è chiusa. Continua verso la sua stanza da letto, poggia il telefonino sul suo comodino. Oramai la luce ha conquistato la stanza, dando anche un certo fastidio ad una faccia non ancora lavata. Prende la divisa e la posiziona sulla poltroncina con lenta e meticolosa cura, pantaloni, giacca, camicia ed in fine il cappello, squilla il telefonino, lo prende, tralasciando immediatamente la devozione per la divisa. Lei ha risposto “Ieri è stata una serata magica”

Lei
Esce dal palazzo con dinamica vitalità, lasciando che il portone alle sue spalle si chiuda da solo. Con passo operativo si dirige verso la sua macchina. È già entrata nella forma mentis da soldatino da ufficio, mentre apre la portiera dell’auto, le arriva un sms, in un istante si spoglia dalla maschera di quel perfetto personaggio che impone la parte,
“Da quando stiamo assieme la mia vita è magica”. Il tempo si adorna di un tepore che poco si addice a chi ha fretta di arrivare puntuale in ufficio.

Lui
Scende dalla macchina salutando con un impercettibile gesto della testa, chiude con veemenza lo sportello e si dirige all’entrata del deposito dei bus di linea, saluta frettolosamente i colleghi, timbra il cartellino e con velato nervosismo si accomoda nel suo bus pronto a scaricare quel malessere improvviso nel percorso assegnatogli, il cinguettio meccanico lo distoglie da strani pensieri, controlla l’attesa risposta, “Per me è come vivere una favola senza fine” durante la lettura del messaggio, come un inspiegabile sortilegio, un’onda si serenità scala il suo corpo. Avvia il mezzo, intanto che fa riscaldare il motore invia un messaggio, ora è pronto e carico di confermato amore. il turno può iniziare

Lei
Le porte dell’ascensore si aprono, una evidente fretta traspare dal suo viso, non è in ritardo, non lo è mai, preferisce arrivare con qualche minuto di anticipo, ma qualcosa la tiene in una anomala tensione, lasciatosi l’ascensore alle spalle, il telefonino ha nuovamente campo, la risposta di lui arriva come una bevanda rinvigorente “Mia vita sto per iniziare il turno, ci sentiamo più tardi, mi manchi!” con accanto un cuore pulsante . L’acerba felicità di quando era fanciulla ritorna a farle visita, frettolosamente scrive qualcosa, ripone il telefonino, imbocca il corridoio, pronta ad occuparsi della mole di fascicoli da cui dipende la conferenza dei prossimi giorni.

Lui
Parcheggia l’autobus nella rimessa, spegne il motore, il turno è finito, finalmente può ritornare a controllare ciò che lo scrigno dei pensieri altrui ha custodito per lui. Ha dovuto imparare a proprie spese che durante l’orario di servizio non può e non deve avere distrazioni che possono mettere in pericolo i passeggeri, anche se questa privazione gli da sofferenza, non può permettersi altri richiami e sanzioni.
Accende il telefonino, il volto gli si illumina come se avesse aperto un forziere pieno d’oro, legge la risposta che le ha inviato lei un bel po’ di ore fa, “A dopo Amore! Anche tu mi manchi da morire”, accanto alla parola amore ha aggiunto tre cuori pulsanti. Non resiste deve farle capire quanto importanti siano per lui quei tre cuori, “Libero dall’inferno, ti va una cenetta romantica? Preparo tutto io, mi sembra il minimo per il mio cuore”. Istantanea la risposta ”Già fatto!!!” con accanto una faccia sorridente con dei cuori che escono dalle orbite. “Allora prendo il vino” faccina che fa l’occhiolino con accanto un cuore

Lei
La cucina addobbata e pronta ad accogliere la romantica cena, la minuziosa cura dei particolari, senza mai dimenticare il giusto coordinamento di colori che richiamano il concetto di donna passionale ma fragile, tutto al proprio posto. Avverte il click della serratura, prende il telefonino, si mette in posa facendo un selfi che possa ritrarre la tavola finemente allestita e lei in tutto il suo studiato splendore, quasi da sembrare naturale. Lo invia ed attende fremente la sua risposta, non tarda ad arrivare, “L’unica portata che voglio divorare sei tu”. Si lascia scappare una risatina di frenetico piacere.

Lui
Si guarda allo specchio, passandosi il filo interdentale, per togliere i residuati dell’arrosto, finita la meticolosa caccia ai pezzi ribelli, si mette apposto i capelli con le dita, prende il telefonino posto sul lato del lavandino, pensa per qualche secondo a cosa scrivere, beccata la frase, scrive ed invia “Cena sublime, ora attendo il dolce”. Con un gesto meccanico, mentre esce dal bagno spegne la luce, non distogliendo mai lo sguardo dallo schermo del cellulare.

Lei
Distesa, sotto le sottili lenzuola dal lato del grande specchio dall’impercettibile ammaccatura sul lato sinistro. Il copriletto in patchwork piegato e appoggiato sulla cassettiera della sua amata nonna, il telefonino posato sul comodino vintage, arriva un messaggio, si gira per prendere il cellulare, legge ciò che le è stato inviato ”Serata perfetta, cena perfetta, con un dolce dal sapore delizioso, buona notte amore” lei subito risponde “Tu sei il mio tutto, ti amo, buona notte” con tre cuori accanto alla parola ti amo. La sua attenzione viene distolta dal suono di un cinguettio metallico, si gira dando le spalle al comodino vintage, guarda lui che legge il messaggio, si guardano negli occhi, si sorridono, entrambi si girano verso i rispettivi comodini spegnendo le luci delle abat jour, addormentandosi nel buio di una camera da letto che l’amore non rappresenta.

Talebano